RELAZIONE

(fare riferimento alla relazione sulla Guida Cai-Tci Grazzini-Abate)

In aggiunta, alcune considerazioni.

Da Fonte Vetica si sale per il Vallone di Vradda fino alla zona sottostante la sella del Tremoggia, Poco prima della Croce posta sul sentiero, lo si abbandona salendo sulla destra verso la cresta. La si supera e per linea intuitiva, superando diverse crestine, abbassandosi e avendo come riferimento la zona a sinistra del pilastro del Dente del Lupo

(il Dente del Lupo così come appare dalla Sella del Tremoggia)

ci si avvia verso la Forchetta di Penne (insellatura fra Dente del Lupo e Camicia) quindi si scende per canale del Gravone. L'attacco del canale è segnalato da una scritta rossa su una paretina (non mi ricordo cosa c'è scritto ma non ha importanza, essendo l'unica scritta in zona). Il canale è dapprima ripido, (45°) ma anche senza neve non ci sono salti da fare arrampicando, poi esce sotto la forchetta di Penne in un'ampia zona di sfasciumi meno ripida. (Se ci si sbagliasse, è possibile scendere direttamente nella parte bassa del Gravone, il canalino iniziale non è obbligatorio, dipende dalla quota con cui si arriva alla Forchetta di Penne).  Si continua a scendere per un centinaio di metri (possibile nevaio) tenendo d'occhio sulla sinistra poco prima dello spigolo dello sperone una zona erbosa alla base della parete, sovrastante il nevaio di una decina di metri. Noi ci abbiamo messo tre ore.
Si attacca per placche a sinistra di un evidente camino, che all'inizio strapiomba, entrando poi in esso.

(l'attacco della via, dalla selletta erbosa raggiungibile dal canale senza alcuna difficoltà)

Noi abbiamo fatto un primo tiro di circa 65 metri (i secondi sono partiti prima di far sosta) e un secondo di 60. E si esce in cresta su una selletta. Si prosegue tenendosi a sinistra, bassi, del filo di cresta. Attenzione: le placche sulla destra (oltre ad aumentare le difficoltà) formano una specie d'imbuto che veicolano eventuali cadute di sassi. Dalla sosta sulla selletta si è tuttavia abbastanza al riparo.

Si prosegue quindi per diverse lunghezze di corda sempre su basse difficoltà tenendosi sotto il filo di cresta sulla sinistra fino ad una zona prativa, ci si dirige sulla destra (scendendo brevemente in un canalino e risalendo) dove le evidenti stratificazioni verticali della parete piegano obliquamente, all'attacco di un evidente camino.

Questo camino è dato IV- nella relazione. Secondo me è più duro, comunque proteggibile. Sono circa 40 metri, i primi 20 più difficili. Abbiamo fatto sosta sulla destra e lasciato un chiodo. Altri 60-70 metri si è fuori dalla via, su una crestina. La via ci è sembrata leggermente più lunga dei 450 metri indicati nella relazione, sui 500 probabilmente.

Si scende dalla crestina e ci si abbassa sui prati, per una trentina di metri di dsl poi cercando di mantenere la quota, per linea intuitiva, superando alcune crestine (le stesse dell'andata un pò più in alto) si raggiunge la sella del tremoggia. Quindi si riscende al sentiero, sulla destra, nel vallone di Vradda.

Non farsi ingannare dal sentiero che invece conduce sulla cima del Tremoggia: si allunga.

La relazione sulla guida Cai-Tci è perfetta ma è comprensibile realmente solo stando sul posto. Punti salienti per l'orientamento sono l'avvicinamento, l'attacco della via e il ritorno dopo l'uscita. In via è impossibile sbagliarsi.

La relazione dice "roccia mai pericolosa". Credo sia da intendersi che, dato che la via è sostanzialmente tutta in traverso, eventuali (direi inevitabili) cadute di sassi non coinvolgono i secondi. Perchè la roccia è pessima, a parte nei tiri conclusivi nella zona del camino, dove c'è solo da stare normalmente attenti. Anche se non inesperti nella progressione, solo sfiorandoli, sono venuti giù bei pilastrini provocando imponenti scariche.

Via da evitare assolutamente se già ci fosse altra cordata sopra.

L'ambiente, la necessità di attrezzare soste e protezioni di progressione, la qualità della roccia, sono tutti fattori che concorrono a consigliarla solo ad alpinisti esperti. Attenzione in caso di temporali e in caso di nebbia se non si conosce la zona.