Furgone camperizzato

Tutto inizia avendo a disposizione un vecchio furgone Ducato a benzina, che essendo 2000 di cilindrata beve come una spugna, quindi nonostante un bel numero di anni sul groppone, ha una meccanica ancora in buono stato (90.000 km effettivi).

La decisione di camperizzarlo , in modo molto spartano, è un azzardo, o un’avventura, dipende da come la si vede. Ovviamente è fondamentale installarci il metano o il gpl, ma questa è la cosa più semplice dopotutto: basta portarlo in un’officina specializzata.
La vera domanda è: siamo in grado di fare tutto il resto?
E quando dico tutto, intendo proprio tutto. Dal progetto all’esecuzione dei lavori. Nonché perdersi nei meandri normativi di questo paese, dato che come presto scopriamo leggendo in rete, in Italia camperizzare un furgone è pressocché impossibile.

La fortuna è stata che il furgone ha fin all’origine, e quindi indicato sulla carta di circolazione, un allestimento con scaffali e banchi da lavoro.
Basterà quindi sostituirli.

A metterci le mani ci vuole coraggio, o incoscienza. E’ sporco da far paura e puzza di quella puzza che hanno le macchine vecchie. Dietro, nel vano di carico, una pellicola più o meno spessa di nero copre un po’ tutto.
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A spruzzarci uno sgrassatore e vederlo colare sembra di guardare una pubblicità di un prodotto miracoloso.
L’unto misto a polvere si scioglie, ma bisogna comunque darci dentro di olio di gomito, spugne, stracci e quant’altro.

Smonto tutto quello che è possibile smontare:
i vecchi scaffali metallici, il pianale che risulterà fradicio e irrecuperabile, i pannelli mezzi rotti, la paratia divisoria, i sedili, il cruscotto, il sottotetto, i pannelli degli sportelli, le bocchette di areazione.
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Pulisco e pulisco, fino a che i fanghi induriti di olio motore esausto e terra, gli strati di nero, le polveri untuose non vengono via. Mando i sedili a rifare da un tappezziere.

Comincio con il pavimento. Compro un pannello di multistrato e lo taglio a misura pianale. Provo rifilo e riprovo. sembra che vada. Metto sotto di esso lana di roccia e e polistirolo, e sopra incollo linoleum, quando il pianale è ancora fuori, appoggiato sui cavalletti. Meglio lavorare comodi se possibile.

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Quando la colla ha tirato lo appoggio, sul fondo di fogli di lana di roccia che ho preparato

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quindi lo copro con del cartone, per proteggerlo dato che dovrò lavorarci per parecchi giorni sopra con attrezzi, colle e schiume.

Ecco il pavimento finito:
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E una prima cosa è fatta.
Passo alla seconda: la coibentazione delle pareti.

Uso un sistema misto: politistirolo piuttosto denso da 2 cm dove è possibile applicare i pannelli. Dove invece la carrozzeria è scatolata devo usare lana di roccia, schiuma poliuretanica e pezzi di polistirolo.
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Nel frattempo penso a dove far passare i fili dell’impianto elettrico.

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C’è una presa a 220 volt esterna il cui cavo porta a un salvavita, da questo a tre prese sul quadro e al caricabatterie sotto il sedile di guida, insieme alla batteria di servizio da 100 A.

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Da questa riparte un cavo che porta la 12 volt a una scatola di fusibili da cui partono luci a led e prese a 12 volt.
Alla batteria arriva anche un cavo dall’alternatore, per ricaricare anche la batteria di servizio quando il mezzo è in moto. Questo cavo è sotto relè da 70 A che apre il circuito quando il quadro è staccato, in modo da non esaurire per sbaglio la batteria di avviamento.

La scatola è una normale scatola da muro che è possibile trovare dai ferramenta. Ma prima ho dovuto costruire una base solida con delle staffe avvitate ai longheroni e una tavoletta di legno su cui fermarla.

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Il risultato finito è questo. Molto artigianale ovviamente, ma anche questa totalmente autocostruita.

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Apro una parentesi: le batterie AGM o Gel, a scarica lenta, se caricate solo dall’alternatore non raggiungono mai il 100% della carica e perdono parecchio della loro potenzialità. Occorrono caricabatteria specifici (IUOU), rimando in merito ad ampia letteratura in rete da cui ho attinto a piene mani, essendo totalmente ignorante del settore.

Tornando alle pareti e al soffitto, dopo la coibentatura ho ricoperto il tutto con dei pannelli di compensato. Per la parte bassa ho usato però direttamente quelli che fornisce la fiat con il mezzo.

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Per il soffitto ho preferito applicare la moquette a terra, incollandola e spillandola con una graffetattrice. Dopodichè l’ho tirato su, tenendolo con dei puntelli e poi fissato con striscie di alluminio e viti nei longheroni.

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Ho costruito anche dei copripassaruota in compensato, ricoprendoli di moquette e riempiendo il tutto di schiuma poliuretanica, per coibentare.

A quel punto ho iniziato a pensare alle finiture, mettendo delle bacchetti di ciliegio nella giunzione fra moquette del soffitto e quella delle pareti, e per coprire i terminali delle liste di alluminio che tengono su il soffitto.

Poi ho tagliato il soffitto per mettere l’oblò.

Quindi sono passato al mobilio. Con due pannelli di bilaminato tipo ciliegio ho costruito degli scaffali, tenendo conto dei passaruota e del “dente” che mi sarebbe servito per poggiare le tavole che dovevano fare da tavolino (una) e da letto (due).

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Come appoggio per le tavole ho usato i montanti degli scaffali metallici, facili da trovare in qualsiasi ferramenta, della misura di 3,5×3,5 e a me servivano da 150 cm e 230 (si trovano da 240)
Una dietro che rende solidale lo scaffale alle pareti e una davanti per poggiare le tavole.
le tavole sono sempre di bilaminato da 20 mm e per sicurezza, nonché per arrivare allo stesso livello del piano dello scaffale le ho rinforzate con delle striscie di multistrato da 15 mm.

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Poi c’è un po’ di lavoro di rifinitura: angolari, liste, moquette applicata sui montanti di ferro.
Ho anche costruito una cassapanca visto che mi avanzava del legno.
Ho poi messo delle striscie di led che costano molto poco.
Per tenere a posto i contenitori mentre si viaggia ho messo delle cinghie.

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I materassi sono dei futon pieghevoli. Molto comodi.
Le tavole mentre si viaggia hanno il loro alloggiamento sul retro. I materassi sono sullo scaffale corto (lato portellone scorrevole) legati con una cinghia.

Tutto qui.
Speso, a parte il furgone, circa 1600 euro di materiale, oltre a 350 euro per rifare i sedili.
Credo intorno alle 200 ore di lavoro.
E non è finita… ma intanto c’è stata la prima uscita. Con risultato molto soddisfacente.

6 Risposte a “Furgone camperizzato”

    1. 🙂 è vero. e… credimi, ho cercato di non dilungarmi, saltando molti passaggi, molte rogne… diciamo che c’è una “materia oscura” che è almeno un altro 50% del lavoro…

  1. Complimenti per la realizzazzione!
    ma vorrei chiedere se ha dei riferimenti normativi che permettono di rimuovere la paratia, a quanto ne so non è possbile farlo…
    grazie

    1. Il furgone l’ho venduto, lo scorso anno. Ma in macchina mi tenevo copia della legge che dice che la protezione deve essere presente obbligatoriamente per il conducente. Quindi solo dietro al sedile di guida. La paratia quindi puoi toglierla in parte.

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