Il 9 ottobre 1967 -storie

Veniva ucciso Ernesto “Che” Guevara. Il racconto della morte è possibile leggerlo qui.
L’assassinio a sangue freddo fu materialmente compiuto dal tenente Mario Teran, agli ordini del colonnello Roberto Quintanilla.
Roberto “Toto” Quintanilla come colonnello dei servizi segreti boliviani due anni dopo fu responsabile della tortura e dell’uccisione di Inti Peredo.
Che aveva preso il posto del Che come capo dell’Esercito di Liberazione Boliviano.
Quintanilla aveva anche arrestato personalmente Giangiacomo Feltrinelli, quando si era recato in Bolivia.
Compagna di Inti Peredo era Monika Ertl.
Cittadina tedesca ma cresciuta in Bolivia, perché suo padre, Hans Ertl, figura nota del regime (cameraman e fotografo di Leni Riefenstahl, fotografo di Hitler oltre che noto alpinista*) viveva lì, nella nutrita colonia tedesca.
Per contrasto, Monika credeva nella giustizia sociale. Il padre l’adorava “come fosse un figlio maschio, lei che sa sparare come un uomo“. Monika divenne di sinistra.
Sposa un ricco  boliviano- tedesco, ma nel 1969 divorziò e lascia la famiglia.
Diviene  la compagna di Inti Peredo.
Quando anche Inti cade, ucciso da  Quintanilla, che si fa fotografare fiero accanto al suo cadavere, Monika giura di vendicare il Che e Inti. Quando sa che Quintanilla è stato messo al sicuro in Germania, ad Amburgo, come console boliviano, si trasferisce in Germania anche lei.
Su Quintanilla pesava la “maledizione” di Fidel Castro, che aveva giurato “gli assassini del Che li voglio tutti morti”.
E chi si occupava della sicurezza di Quintanilla temeva i cubani, non una ragazza bavarese.
Monika entra con un pretesto nel consolato e gli spara 3 colpi in petto uccidendolo. Lascia un biglietto con scritto “Victoria o Muerte”.
L’assassino di Guevara e di Inti Peredo è stato giustiziato.
E’ il Primo aprile 1971.
Mentre scappa s’imbatte con la moglie di Quintanilla, Anna. Nella colluttazione perde la pistola.
La pistola risulterà comprata a Milano, 3 anni prima, da Giangiacomo Feltrinelli.
Monika torna in Bolivia e entra nell’ELN. Ormai la conoscono e sulla sua testa c’è una taglia di 20.000 dollari. Moltissimo, se si pensa che 4200 dollari era la cifra che si era guadagnato chi aveva fatto catturare il Che.
Il 14 marzo 1972 a Segrate, Giangiacomo Feltrinelli viene trovato morto, ucciso da una bomba mal progettata con cui cercava di far saltare un traliccio.
Monika in Bolivia, forse per chiudere in qualche modo i conti con il suo passato famigliare, progetta di rapire Klaus Barbie, “il boia di Lione” l’ ex capo della
Gestapo di quella città, nascosto dal 1951 in Bolivia dopo aver collaborato con i servizi americani.  Buon amico di Hans Ertl, frequentatore della sua casa, da ragazzina Monica lo chiamava “lo zio Klaus”. Monika d’accordo con Regis Debray cerca di organizzarne il rapimento.
Ma Barbie è furbo e  protetto. Colonnello onorario del servizio segreto boliviano, è lui ad organizzare l’imboscata in cui Monika viene uccisa.
Alla sera tarda del 12 maggio 1973 lei e un suo compagno sono intercettati, in un quartiere povero alla periferia nord di La Paz, da reparti speciali boliviani che li stavano braccando. Li subissano di pallottole.
La Ertl forse muore nello scontro, o forse l’hanno finita con un colpo alla nuca. Le sue spoglie non sono mai state restituite alla famiglia. Forse, presa viva, è stata torturata.
Esiste una foto di lei appena morta, il corpo steso non so se su una  panca o su un letto, il sangue che s’è rappreso sulla fronte e sulla  guancia, la bocca schiusa in una smorfia di terrore, un terrore che non cancella la sua bellezza.
La carriera di Barbie in Bolivia fu caratterizzata da una stretta collaborazione con i governi dittatoriali più sanguinari che quel paese abbia conosciuto. Importante, e secondo alcuni decisivo, il suo contributo per la riuscita del colpo di stato di Luis García Meza Tejada nel 1980, conosciuto con il nome di Golpe della Cocaina.
Secondo la testimonianza di Elio Ciolini, pubblicata su Panorama nel 1982, Barbie, nella sua veste di consigliere per la sicurezza del ministero degli interni boliviano, organizzò il golpe anche con l’aiuto dei neofascisti italiani Delle Chiaie e Pagliai. Per il governo di García Meza, Barbie si incaricò tra l’altro di far pulizia dei piccoli narcotrafficanti per poter controllare meglio il mercato. Il gruppo paramilitare che dirigeva per conto di Garcia Meza, composto da neofascisti e neonazisti di vari paesi, era conosciuto come “los novios de la muerte”, i fidanzati della morte.
Barbie, arrestato negli anni 80, estradato in Francia, processato, condannato all’ergastolo, è morto nel 1991 in carcere di leucemia.
In questo intreccio incredibile, degno di un romanzo di avventure, l’ironia della sorte finale è data da Mario Teran, colui che materialmente sparò al Che, che nell’agosto del 2006 andò, molto vecchio, povero e quasi cieco, in uno dei centri della Operación Milagro, il programa d’assistenza oftalmológica gratuita portato avanti da medici cubani in Bolivia.
Fu operato di cataratta riacquistando la vista.  I medici cubani non sapevano chi fosse.
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Hans Hertl
Era il cameraman/fotografo preferito di Leni Riefenstahl
basta fare una ricerca su google per vedere che buona parte dei film della regista tedesca portano la sua firma. Come moltissime fotografie delle olimpiadi di berlino.
Come alpinista, Hans Ertl fu uno degli alpinisti più forti della sua epoca. Oltre alla prima ascensione sulla nord dell’Ortles (1931) insime a Franz Schmid, nel 1930 aveva ripetuto la via di Willo Welzembach alla Dent d’Herens in 10 ore (tempo sbalorditivo per l’epoca).
E poi partecipò alla spedizione tedesco-austriaca al Nanga Parbat del 1953
(secondo da sinistra, con la barba, partecipa alla spedizione che portò Herman Buhl sul Nanga Parbat in solitaria.)
La cordata composta da Hans Ertl, Otto Kempter, Walter Frauenberger e dallo stesso Buhl,  arrivò al campo 5, a 6900 m, da dove il solo Buhl proseguì, partendo senza ossigeno e con lo zaino leggerissimo fino alla cima.
As Buhl staggered and swayed down the last few feet of the ridge he fell into the arms of Hans Ertl who had gone up to meet him. He looked aged  by twenty years. His face, desiccated and deeply lined, bore the imprint of intolerable suffering.
Suo è il film, Nanga Parbat 1953

Hans Ertl è morto nell’ottobre del 2000, a 93 anni.
http://www.sebra-verlag.de/aktuelles/hertl.html
Zuvor hatte sie den Vater gebeten, die Finca als Ausbildungslager für die Guerrilla zur Verfügung zu stellen.
“Das konnte ich doch nicht machen”, sagte Hans Ertl und Tränen standen ihm in den Augen. Der Verlust der Tochter ließ sich nicht in Zeilen bannen.
(Monika…) In precedenza aveva chiesto al padre di rendere disponbile la Finca (la tenuta) come campo di addestramento per guerriglieri.
“Non ho potuto fare”, ha detto Hans Ertl con le lacrime negli occhi . La perdita della figlia non poteva essere ristretta in qualche riga.

4 Risposte a “Il 9 ottobre 1967 -storie”

  1. Pensa te che della via di Ertl sull’Ortles ho appena scritto per il lirbo di Massarotto… Ben più importanti sono gli altri fatti politici che riporti e se forse hai delle ragioni nella tua attuale contrarietà per le rivoluzioni (per l’Italia molto di più che “forse”), sto dalla parte di Monika: ha giustamente inseguito Quintanilla, non potendo arrivare ai manivratori della CIA, e lo ha fatto fuori.
    Le rivoluzione si sa poi come finiscono, ma certi gesti, nel mentre le fai, sono liberatori.

    1. Sarebbe bello vivere in un mondo senza violenza e senza vendette, ma è sempre stata un’utopia.
      La questione della violenza allora più che alla sfera dell’etica appartiene a quella del diritto e quindi della politica.

  2. Ma se non c’è giustizia, se il diritto latita e la politica copre, te la fai tu, potendo.

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