Un pensiero

Capita spesso, in questi tempi di social network, leggere sui giornali online una notizia di cronaca nera e vedere foto dei protagonisti tratte da facebook.
E così se vuoi metti il nome nel box di ricerca e ti ritrovi sulla pagina.

Non c’è, lo giuro, qualcosa di morboso, in questa conoscenza post mortem. Ci arrivo con animo delicato e triste, attonito per il grande mistero della vita e della morte. Per cui sei lì e poi non ci sei più. E la sorpresa con cui ti prende la morte è lì, disegnata su quei sorrisi allegri e spensierati, nelle facezie degli scambi con gli amici di facebook.

Fa uno strano effetto leggere i post, magari recentissimi. Fa uno strano effetto vedere le immagini della vita. Sapendo che non c’è più.
Giochi, amori, passioni, affetti fermati nei colori delle immagini e nelle parole dei commenti.

Che persona eri, F.D.? Perché hai voluto andartene dal mondo. Cosa resta delle tue letture, della tua musica, delle tue parole.
Potevamo essere amici? Cosa lasci nel cuore di chi ti ha amato se nel mio, di uno sconosciuto, resta il senso di vuoto e la tristezza per qualcosa che non potrà più essere.

Mi è capitato, a volte, poche, di entrare in un piccolo cimitero di paese. Di girare fra le lapidi e leggere le frasi, e guardare le foto. E già lì le lapidarie frasi sono sprazzi che gettano luce sull’evento più importante della vita di una persona, in fondo: la sua morte. A volte. Se è stata serena, oppure no. Attesa o improvvisa. Si misura quasi il buco del vuoto che ha lasciato.
Ne sono uscito ogni volta con un po’ di commozione, per le storie raccontate dalla morte.

E così su facebook, quando mi capita. Uno Spoon River che scorre senza nelle strade segrete dei server. Disseminate di icone di sconosciuti che se ti fermi ti parlano oggi con la stessa intensità con cui potevano parlarti ieri.
Ma fra oggi e ieri c’è la morte. Che è indifferente di ciò che lascia.

Mi spiace F.D. della tua scelta. Chissà che cosa avevi nel cuore per essertene andata così. E lo hai portato con te. Perché quello che hai lasciato è la normalità di un dolore appena sussurrato, timido e tenero. E anche se non ti ho conosciuto e mai ti conoscerò mi spiace per te, foglia dispersa nel vento.