le risposte alle domande della vita vanno cercate nella vita e non nei libri che rispondono alle domande della vita.

quale recensione di qualche libro che ho letto

Titolo: L'incredibile viaggio di Shacketlon al Polo Sud
Autore: Alfred Lansing
Editore: Corbaccio

Trama: Nell'agosto del 1914 il famoso esploratore Sir Ernest Shackleton e un equipaggio di 27 persone salparono per l'Antartide.
Scopo della spedizione era attraversare via terra il continente antartico da ovest ad est.
A sole 80 miglia dal Polo Sud la nave rimane intrappolata nei ghiacci e fu trascinata per 10 mesi verso nord-ovest dalla deriva del pack.
Il 21 novembre 1915 la nave sprofondò nel ghiaccio costringendo Shacketlon e i suoi uomini ad un'inumana lotta per la sopravvivenza in uno dei luoghi più inospitali della terra.

Commento: Cosa c'entra il viaggio di Shacketlon fra queste recensioni di libri di montagna?
Non racconto nulla, per non togliere "suspence" a chi volesse leggere il libro, ma una parte... ci può stare!
Oltre questo, l'ambiente in cui si svolge la vera e propria odissea: il gelo mortale, l'infido ghiaccio, i micidiali venti... tutti elementi comuni alle altissime quote.

Ma poi, quello che accomuna realmente questo racconto ad altri bellissimi libri di montagna è il senso dell'avventura: la capacità di sopravvivere di questi uomini ha dell'incredibile.

Lo stile del racconto è improntato al tipico understatement anglosassone.
Niente prosopopea o retorica. Solo gli scarni fatti.
Eppure, se solo cerchi di immaginare, se solo hai semplicemente sfiorato, in qualche momento della tua vita, anche solo una delle situazioni che questi uomini hanno affrontato... bè non puoi fare a meno di restare stupefatto.
Un libro da leggere. Una delle più grandi avventure dei nostri tempi.


Titolo: Un posto in cielo. Dai diari di un eroe inconsapevole.
Autore: Bukreev Anatolij
Editore: CDA & Vivalda

Trama: Bukreev è l'uomo che in una notte di tempesta, nel 1996, lasciò a più riprese un campo sopra gli 8000 metri, da solo e senza ossigeno, per soccorrere un gruppo di alpinisti dispersi sull'Everest.... Galen Rowell parla della "grandezza" di Bukreev... Grandezza e umanità emergono come una rivelazione dagli scritti di una semplicità e schiettezza disarmanti di questo figlio del popolo, come amava definirsi...

Commento: Dagli scritti di Bukreev emerge, implicitamente, la sua grandezza di alpinista, ma si stagliano con chiarezza anche le sue qualità di uomo.
La sua determinazione innanzitutto: la volontà feroce di autodisciplinarsi per raggiungere i propri obiettivi. Un tratto questo comune a tutti i grandi, ma che in Bukreev ho trovato con una intensità pari a quella che mi ha colpito nella biografia di Hermann Buhl.
La sua profonda onestà: la linearità e la coerenza nel tempo delle sue scelte infatti non potrebbero esistere senza dei valori morali "forti" anche se profondamenti "umani".

La valutazione dell'alpinista Bukreev non può essere disgiunta dalla conoscenza (minima) dell'uomo.

Nell'epoca post rocky, con la visione dell'atleta russo costruito a tavolino, superman geneticamente modificato privo di umanità, il capro espiatorio di alcuni media americani dopo la tragedia dell'Everest 96 era bello e pronto.
Questo libro, molto più di Everest 96 fa comprendere la logica di quella tragedia, proprio perchè parla di questa solo incidentalmente, mettendo in risalto l'uomo-alpinista Bukreev, le sue scelte, i suoi movimenti e la sua logica a 8000 metri.
Un buon libro.
Un giusto omaggio ad un grandissimo.

 


Titolo Parete Nord
Sottotitolo L'eroica conquista dell'Eiger
Autore Heinrich Harrer
Casa editrice MONDADORI

Trama: In Parete Nord, (tit. orig. The white spider) Harrer ci racconta la storia dell'Eiger, descrivendo l'ascensione compiuta dalla sua cordata, i tentativi che l'hanno preceduta, i successi e i fallimenti che l'hanno seguita.

Commento: Harrer (autore anche di "Sette anni in Tibet") è uno dei primi 4 salitori della prima ascensione alla parete nord dell'Eiger, nel 1938. Ha titolo ed esperienza, quindi per raccontare l'epica storia alpinistica di questa parete. Il libro, nonostante il tessuto della trama non si presti, essendo un semplice susseguirsi di ascensioni o tentativi, si legge tutto d'un fiato. Il filo conduttore, il "personaggio" principale, manco a dirlo, è lo scenario in cui tutto, drammi, trionfi, tragedie ed epiche battaglie, si svolge: la mitica Eigerwand. Nelle vivide e accorate descrizioni di Harrer impari a sentire il respiro della montagna, a capire il mutamento delle condizioni, a temere per i piccoli uomini appigliati sull'immensa parete; trattieni il respiro quando giungono in prossimità del ragno bianco...
Un libro da leggere per chiunque ami non solo l'alpinismo, ma l'avventura umana nel senso più ampio del termine.


Titolo CLIMBING FREE
Sottotitolo La mia vita nel mondo verticale
Autore Lynn Hill
Casa editrice CDA VIVALDA

Trama: Nata a Detroit nel 1961, cresciuta in California. Il suo campo d'azione iniziale è il granito di Joshua Tree e della Yosemite Valley.
Nel 1994 porta a termine la prima salita in libera del Nose sul Capitan ripetendo poi la salita nelle 24 ore.
Agonista di arrampicata sportiva, ha vinto la coppa del mondo nell'89 e innumerevoli gare internazionali.

Commento: Il libro è ben scritto e riesce a rendere al lettore il filo conduttore della vita di questo "mito" dell'arrampicata. Belle le pagine su Yosemite, sull'evoluzione delle tecniche di arrampicata fino alla libera integrale e l'esperienza della nascita del circuito internazionale delle gare di AS.
Certo non è un libro in grado di trasmettere un grande pathos, la narrazione a volte risulta un pò fredda. Però alla fine sei contento di aver conosciuto meglio questa donna, piccola ma durissima, dalla volontà d'acciaio.


Titolo La Montagna di Luce
Sottotitolo
Autore Peter Boardman
Casa editrice Corbaccio

Trama: Il libro è il resoconto appassionato di un grande evento alpinistico: la conquista, da parte di Peter Boardman e Joe Tasker, della parete Ovest del Changabang, nell'Himalaya del Garwhal, in una spedizone leggera a due, nell'ottobre del 1976.
Condotta in povertà assoluta di mezzi, la salita alla parete ovest è stata una pagina fondamentale nella storia dell'alpinismo.

Commento: Oltre che per la cronaca fedele e dettagliata della salita, con la preparazione, l'attesa, i tentativi e i ripiegamenti... il libro è interessante per come approfondisce la dinamica del complesso rapporto fra i due uomini. Anche grazie all'inserimento di ampi brani del diario di Joe Tasker, si riesce a "vivere" la loro convivenza, con le inevitabili malsopportazioni, gli screzi, l'emulazione, la competizione, la solidarietà.
La sensazione che se ne trae è che l'alpinismo sia un'attività di profonda individualità. Un'attività che si svolge più velocemente e in maggiore sicurezza se si è almeno in due, ma in cui il senso di essere soli è sempre fortemente presente, tanto più si è vicini al proprio limite. E' secondo me inevitabile che sia così. Questo libro oltre che una bella e appassionante cronaca, è anche uno spunto per riflettere su quale legame, oltre quello della corda, ci unisce a chi sale con noi.


Titolo Montagna vissuta
Sottotitolo Tempo per respirare
Autore Reinhard Karl
Casa editrice Vivalda

Trama: La vita di un ragazzo di Francoforte con una grandissima passione, da meccanico ad alpinista e fotografo di montagna.

Commento: Karl scrive come le sue foto. In bianco e nero, dai contorni netti. Frasi secche come fucilate. Profetiche, spesso.
Il libro dal quale mi veniva di scrivermi tante frasi, come citazioni.
Karl trasmette una visione dell'alpinismo e dell'arrampicata molto disincantata, ma appassionata, viva.
Un gran bel libro.


Titolo La montagna nuda
Sottotitolo Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine
Autore Reinhold Messner
Casa editrice Corbaccio

Trama: Il Nanga Parbat, ovvero la Montagna Nuda, è alto 8125 metri ed è da decenni il sacro Graal dei migliori alpinisti.
E' del 1970 la spedizione a cui partecipano i fratelli Messner, con l’intento di raggiungere la cima dal versante Rupal, una parete di ghiaccio e roccia che piomba nel vuoto per più di 4500 metri. Reinhold e Gunnther Messner sono i primi a salire lungo quella via ma, temendo il maltempo, decidono di scendere lungo il versante opposto, il Diamir, percorrendo una via sconosciuta: Gunther perderà la vita travolto da una slavina.
I tragici ricordi non abbandoneranno mai Reinhold che, dopo trent’anni, decide di raccontare la sua versione dei fatti.

Commento: Forse il R. Messner più umano. E forse questo suo racconto è la chiave di lettura per comprendere un pò anche l'atteggiamento successivo di M. nei confronti dei media.
La morte del fratello e le successive polemiche è evidente che lo segnino profondamente, indurendolo, sia nei confronti degli altri che di se stesso, probabilmente.
Da questa esperienza la nascita del suo alpinismo solitario o in spedizioni ristrette, mi vien da pensare.
Forse il migliore libro di R.M.


Titolo HERMANN BUHL
Sottotitolo In alto senza compromessi
Autore Reinhold Messner - Horst Hofler
Casa editrice Vivalda

Trama: Una ricerca di messner e Hofler che hanno aggiornato la biografia del grande alpinista austriaco e hanno raccolto suoi diari inediti.

Commento: La sera dell 4 luglio 1952 Buhl, dopo una notte insonne avendo partecipato alle ricerche di un disperso sulla Nordkette, vicino Innsbruck, prende il treno per Landeck e da lì prosegue in bicicletta.
Per 160 km, superando il passo del Maloya, traversa l'Engadina e arriva in Val Bondasca. A piedi, alle 19 arriva al rif. Sciora. Alle 4 parte per il Pizzo Badile. Ripete come prima solitaria la Via Cassin. Arriva in cima alle 10,30. Scende per la cresta, arriva alla bicicletta nel pomeriggio, sale i 1100 metri di dislivello per il Passo del Maloya e poi i 140 km fino a Landeck.
Era un superuomo Buhl? Certo era straordinariamente dotato. Ma, soprattutto, era animato da una volontà feroce di mettersi alla prova, da un divorante desiderio di spingersi oltre il proprio limite.
Dai suoi diari si erge la sua figura, disumanata dalla sua quasi ineluttabile morte, di un gigante assoluto nella storia dell'alpinismo.
Una figura con cui confrontare i nostri sogni!
Un libro che a chi ama l'alpinismo farà piacere accarezzare con lo sguardo, dopo averlo letto, pensando ad un grande.


Titolo Montagne di una vita
Sottotitolo
Autore Walter Bonatti
Casa editrice Baldini&Castoldi

Trama: Dal Monte Bianco al K2, dal Cervino alla Patagonia, in questo libro il celebre alpinista lombardo salda molti conti aperti. Anzitutto con quel ventenne appassionato di montagna che sognava l'amicizia e l'Himalaya e che invece fu costretto a maturare, in quota, attraverso cocenti delusioni. Poi con le nuove e schiettamente disprezzate tecniche di arrampicata estrema. Infine con i colleghi scalatori, tanto più critici quanto più invidiosi. Quella "cricca di lillipuziani sedicenti innovatori", che lo porterà a scendere, disgustato, dalle montagne. Il libro non è solo occasione di polemica ma anche cronaca diretta e dettagliata della sua testarda ricerca dei limiti del possibile.

Commento: Leggendo questo libro, oltre alle vivide descrizioni delle imprese alpinistiche e alla figura del fortissimo scalatore, emerge anche quanto Bonatti sia stato in anticipo sui tempi. La sua concezione dell'alpinismo, del rapporto uomo-wilderness, la sua etica sono almeno 25 anni avanti.
Nei suoi racconti, o meglio, nelle sue AZIONI, traspare fortissima questa volontà di essere leggero alla terra, di non barare mai, costi quel che costi. Era così anche con gli uomini...poteva andar
e d'accordo con tutti?


Titolo La Forza della Natura
Sottotitolo Franco Miotto l'uomo dei viàz
Autore Luisa Mandrino
Casa editrice CDA & VIVALDA EDITORI
Anno prima pubblicazione 2002

Trama: C'era una volta un cacciatore libero e solitario ... Era diventato una leggenda.
Divenne una leggenda anche fra gli arrampicatori quando, già avanti negli anni, cominciò a salire le montagne per vie che nessun altro era riuscito a scalare.
La Forza della Natura è il romanzo della vita straordinaria di Franco Miotto, cacciatore, alpinista, ma sopratutto uomo.

Commento: Un uomo "contro".
Questa è la prima cosa che mi viene in mente pensando a Franco Miotto, dopo aver letto questo libro.
Un uomo duro, tenace, aspro come le selvagge forre delle sue terre.
Anche la mia famiglia è di quelle parti e ho riconosciuto in lui la cocciutaggine dei contadini della mia infanzia; la capacità di lavorare come bestie; l'allegria dispettosa che fa capolino dal luccichio dell'occhio, di fronte al banco del bar.
Conosco perciò quelle montagne. Non come alpinista, ché l'alpinista ha uno sguardo tecnico su di esse. Le conosco con gli occhi di un bambino, e conosco quindi il loro mito.
Dalla piana bellunese il Pizzoc è il profilo azzurrino di un naso adunco, aristocratico. Un picco che sovrasta imperiosamente tutto ciò che lo circonda.
Da Belluno, lungo la valle del Piave, le valli laterali sono quasi canyon, dalle pareti ertissime, ricoperte di boschi fitti e neri. Qua e la occhieggiano le crode, sempre di più alzando il collo verso l'alto, in pareti vertiginose sulle quali sgomenta sapere che gli uomini passano, per i viàz.
Leggere di Miotto, della sua vita, del suo essere contro, del suo essere nella natura di quei luoghi e capirlo, profondamente, è stato tutt'uno.
Mi è familiare.
Quindi il mio giudizio sul libro non è distaccato. E' senz'altro di parte.
E' un gran bel libro. E il titolo "La forza della natura" è azzeccatissimo.
Miotto è una "forza della natura", infatti; ma la natura, ovvero i boschi, le rocce, la neve, i silenzi, la notte, i camosci... sono anche un richiamo ineludibile che condiziona tutta la sua vita, profondamente.
L'alpinismo di Miotto è un alpinismo "minore", iniziato tardi e per questo forse non di ampio respiro, niente ottomila, niente terre lontane. Un alpinismo di provincia, ma tuttavia durissimo, esemplare. Le sue montagne, montagne vere; le sue vie da pelo sullo stomaco.
Un libro che consiglio caldamente insomma. Un viatico importante per qualche giorno dedicato alle sue zone, appena un pò a sud delle mitiche pareti della Civetta, ma a differenza di queste selvagge e poco frequentate ancor oggi.  (6/01/03)

 
  SOLITARI, di Fabio Palma
ed. Versante Sud

un bel libro, mi è piaciuto.
Un pò come "uomini e pareti" ma questa volta fabio ci mette più del suo.

sta lavorando la via, fabio... e prima o poi ... avremo una realizzazione tutta sua, da valutare...

come "uomini e pareti" dicevo... un libro che ogni tanto verrà da riprendere in mano

perchè sono molti quelli che hanno condensato esperienze forti in poche righe... e quindi ...
se l'ansia di leggere ti fa correre verso le pagine che seguono,
le loro parole pesanti andrebbero invece valutate pensate immaginate...

e ci sarà chi centellinerà assaporando... ma io no
io inizio i libretti d'istruzione dalla fine, dopo aver cercato di capire come funziona l'oggetto;
io che mangio prima le cose che mi piacciono, di corsa
io che voglio tutto e subito

io rileggerò,
poi

ma intanto qualche emozione mi viene da scriverla

Il professionismo di Alain Roberts, mi è estraneo. Come quello di un trapezista che fa 4 salti mortali senza rete.
Ne riconosco la splendida freddezza ma lo sento distante.
E ancora una volta mi colpisce Dal Pra, con la sua umanità, i suoi dubbi, il suo guardarsi da dentro e da fuori.
Mi stupisce la forsennata pazzia di Beyer e mi chiedo se poi alla fine sia solo fortuna sopravvivere.
E mi affascina la cristallina purezza delle parole di Ben Heason:
"...ma la risposta vera è diversa per ognuno e, dirò di più, varia persino di giorno in giorno e a secondo della via prescelta" e l'acutezza della sua descrizione.
L'epopea di Humar; la glaciale ambizione di House.

Alex Huber, la fredda potenza al servizio del sogno. Istinto programmato: si può dire? L'dealismo Tedesco.

E noto che la zona di provenienza, ovvero la cultura, influenza l'analisi.
Ueli Steck, il calvinismo della performance. Alex Huber l'idealismo e il razionalismo.
Dal Pra e Salvaterra, l'umanesimo italiano. Babanov, lo stoicismo russo. Ben Heason, il liberismo inglese.
Yamanoi l'efficienza e l'impenetrabilità made in japan.
Gli slavi... potete fidarvi di un popolo il cui naso ti guarda come una canna di fucile? Disse hitler o uno dei suoi accoliti...
in effetti ... non li puoi capire: sono un altro pianeta, per certi versi.

E gli americani... ma hanno una storia gli americani?
No. Non ce l'hanno. Hanno una cultura? No.
Hanno la confusione la pazzia l'ingenuità la violenza il coraggio l'ambizione cieca la ferocia l'impudicizia dei bambini. E ci trovi tutto, ma forse tutto è poco.
"Non voglio dipingere una linea, ma riempire la cornice dell'anima"

Complimenti per l'idea Fabio, e per come l'hai confezionata.
Un bel libro.
 
  Deep Play di Paul Pritchard.

Vediamo un pò... dunque...

Il libro è strutturato a racconti. Ma più che racconti sono finestre che si aprono sulla vita alpinistica dell'autore.
A sprazzi scrive veramente bene, ma la struttura del libro è un pò naif.
Alla fine ti rendi conto di avere di paul pritchard un'idea abbastanza vaga.
Probabilmente egli stesso però non deve averla più precisa...

E' stato fatto un paragone con "Confessioni di un serial climber" di mark twight.

A mio parere non ne possiede né la spietata capacità introspettiva né la corrosività.

Riesce molto meno a trasmettere emozioni e, soprattutto, quella sensazione "border line" che nel libro di Twight è sempre presente.

Vero che uno, Pritchard, è inglese, l'altro americano.
Più chiuso il primo, quasi nessun accenno alla vita privata, laddove Twight ci fa entrare quasi nella sua camera da letto.

E tuttavia, non c'è niente da fare...
se vuoi entrare nell'anima di un alpinista devi entrare anche nella sua anima di uomo.
Non se ne posseggono due. Ma una.
E certe scelte alpinistiche sono soprattutto scelte di vita, strettamente intessute al resto della vita.

In Twight ciò è evidente e chiaro. In Pritchard no.
Tutto appare più o meno casuale.
Si parte da un'infanzia proletaria, passando per un adolescenza vissuta con i sussidi di disoccupazione e la scalata come way of life.
Un motivo per andarsene in giro per il mondo, per stare con gli amici, per mettersi alla prova.

Il tutto molto inglese.
Understatement è la parola chiave di questo libro.
Ma non voluto.

Quando è voluto e ricercato consapevolmente l'understatement è elegante e non ti nega la comprensione.

Questa mi sembra, per dirla tutta, un'autobiografia mancata.
Nel senso che l'autore è partito con le migliori intenzioni... poi si è rotto i coglioni e ha finito il libro da metà in poi raccontando qualche aneddoto o qualche salita.

Tuttavia si fa leggere.

 




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