500

Cosa vi è venuto in mente a leggere questo titolo?

Volevo scrivere della 500 intesa come macchina. Ma poi mi sono perso e sono andato a finire sulle 500 lire d’argento.

Chi si ricorda, per averle maneggiate o viste poi, le vecchie 500 lire d’argento?

Se cerco su google trovo un sito incentrato su questa moneta. Oggi offrono 5,60€ per una moneta da 500 lire, qualsiasi conio. Il che vuol dire praticamente 0,50 € al grammo, visto che quelle monete pesavano 11 grammi.  Il che è una media dell’offerta relativa a varie leghe d’argento, che va da 0,40 a 0,60.

Il valore di 500 lire al cambio sarebbe invece di 0,968 €. Ovvero quasi 6 volte tanto (5,785).

La moneta fu prodotta dal 1957 al 1967. Poi il costo era maggiore del valore nominale e quindi smisero di batterla.

Ma quanto valeva una moneta da 500 lire in quegli anni?

C’è da distinguere in termini di valutazione e in termini di potere d’acquisto.

In queste tavole dell’Istat è possibile farsene un’idea: 1 lira del 1965 corrisponde a 0,05353 (ipotetica) lira del 2010. Ovvero 500 lire sono pari a 26,76 lire ovvero 0,0138 euro. Poco più di un centesimo quindi. 14 cent per 5000 lire; 1,38 per 50.000 e così via.

Nel 1965, tram e giornali costavano 50 lire, il pane 170, il latte 130, la carne 1900 lire al kilo.  Lo stipendio medio era di 86.000 lire (tabella)

Il prezzo di una 500 F nel 1965, appena uscita, era di 475.000 lire.

Il che vuol dire che con cinque mesi e mezzo di stipendio medio potevi comprarti la macchina. Altri tempi eh?

Eh già. Il potere d’acquisto.

Quando cantavano la canzone “se potessi avere 1000 lire al mese” sognavano una vita da ricchi…. ebbene, tradotte in termini monetari quelle 1000 lire di allora (1939) equivalgono a circa 750 euro di adesso. D’accordo che fra disoccupati e precariato stiamo messi così male che questa cifra per molti italiani rappresenta ancora una discreta sommetta cui aspirare mensilmente, ma insomma… non credo sia da definirsi propriamente un sogno

Un modesto impiego, io non ho pretese,
voglio lavorare per poter alfin trovar
tutta la tranquillità!
Una casettina in periferia, una mogliettina
giovane e carina, tale e quale come te.
Se potessi avere mille lire al mese,
farei tante spese, comprerei fra tante cose
le più belle che vuoi tu!

la vedo dura, con 750 euro!

E’  chiaro che la questione del potere d’acquisto risente dell’ aumento/abbattimento del costo di produzione e di quello dei servizi e non può essere desunto meccanicamente.

Ma insomma…

la Cinquecento.

Nel 1965 ero nato ma non portavo macchine. Una quindicina d’anni dopo si. E la mia prima macchina è stata una 500, anzi, una 595 con motore Abarth. L’esterno era del tutto normale, mica tamarrata nei vari tuning che si usavano allora… era una sobria 500 blu scura, targata roma H59039. Però pistava più delle altre. Non aveva gli sportelli che si aprivano controvento, aveva i sedili reclinabili… e lo stereo8.

Stereo8 vuole dire le cassette musicali erano grosse più o meno come un hard disk da pc. La macchina era piccola, 10 cassette, equivalenti a 10 long playing, erano un bell’ingombro. Quando in macchina salivamo in quattro uno doveva tenersele in braccio, più o meno.

Ma come ci stavamo in quattro in una cinquecento? Due davanti e due di dietro, ovvio.

Prima di passare a me era la macchina di mia madre. Una volta, non avevo ancora la patente, ma credo che ormai il reato sia prescritto e posso confessarlo pubblicamente, mi divertivo, io e altri tre, a fare una corsa a cronometro su una strada di una decina di chilometri tutta curve, nel bosco. Prendevo le curve in controsterzo e controllando le sbandate. Ogni volta il tempo si abbassava, mentre studiavo il percorso e osavo di più. La seconda sera, al terzo passaggio, la macchina si è capotata, ha fatto un bel po’ di giri su se stessa e e si è fermata a ruote all’aria.  In quattro dentro, invece di una marmellata di deficienti siamo usciti con qualche graffio e basta.

Mio padre disse che queste cose le aveva fatte anche lui, l’importante era che potessi raccontarle. Riparò la macchina in tempo per quando arrivava la patente.

Insomma, per quelle strade di allora, per la velocità che aveva, la cinquecento in fondo era anche abbastanza sicura. Era di metallo pesante, mica di plastica.  Eppure certi tempi, da casa al paese a casa a roma, che ho avuto con la 500… niente da fare… anche con macchine molto più potenti, su strade molto più agevoli… negli anni non sono mai riuscito a trovare il coraggio di abbassarli. Dovevo essere proprio matto. Ma forse allora c’era meno traffico.

Comunque questo non voleva essere un post nostalgico. E’ che riflettevo sul paradosso per cui più diventiamo (al mondo) e più tendiamo a circondarci di cose grosse.

Guardate una macchina degli anni 70. Chi era troppo giovane a quel tempo non può ricordare, ma l’850 era una macchina “grande”. Una famigliare. Ora se la vedi per strada, raramente ma capita, fa impressione per come è piccola. Più piccola di una minicar.

Eppure le città sono sempre più piene di traffico, di gente. E le città si estendono per decine di chilometri in quella che al tempo delle cinquecento o delle ottoecinquanta era campagna. Oggi però qualche minus habens gira con l’Hummer, ma non sono pochi quelli che girano con il SUV.

Probabilmente siamo anche più grossi. Più grassi sicuramente. Degli anni 70.

Basta vedere qualche spezzone TV di quegli anni 60/70.  L’impressione di un’infanzia con carenze nutrizionali per molti,  è notevole.   D’altro canto i trentenni del 65 erano i decenni del 45… avevano le macchine strutturate per i loro corpi. Le strade per le loro macchine. Le vacanze per le loro strade.

Ma non sono sicuro che sia solo questo. Anzi, direi proprio di no. Penso che più grosso è meglio sia la trasposizione sugli oggetti dell’esibizione scimmiesca della propria potenza fisica. Un atavismo dolcemente cullato dalla civiltà dei consumi in quanto del tutto funzionale ad essa.

Mi chiedo quando ci sarà, se ci sarà, l’inversione culturale per cui poco è meglio. Su tutto.

Quello che mi è piaciuto della Corsica è stato trovarne qui e là traccia. Non per intellettualismo, ma per abitudine antica.

Penso che esistano molte altre culture al mondo che resistono. Purtroppo sono minoritarie e, fino ad oggi, perdenti, rispetto al modello culturale dominante.

 

 

2 Risposte a “500”

  1. ci ho imparato a guidare con la 500…
    una 500 L di quelle coi paraurti in acciaio cromato…
    ci ho imparato anche a fare il “meccanico” ed il “carrozziere”…
    e ci sono andato anche al Circeo, in 4 e sulla spiaggia a Gaeta…
    adesso son tutte cose che ci possiamo “sognare”…
    se apri il cofano di una macchina l’unica cosa che puoi fare è un rabbocchino o al massimo attaccare uno spinotto per la diagnosi informatica… 🙂

    1. La 500 sta al nostro asinello come la cadillac americana al bisonte, c’insegnava una mia vecchia professoressa di geografia delle scuole superiori a cui devo molto.
      Questione di territori e di spazi oggettivi, ma anche di modello di svillupo consumistico come suggerisci tu.
      Hai perfettamente ragione, Buzz. Io qui, in questo paesino e però a contatto con te e diversi altri, sto da dio.

I commenti sono chiusi.