film: this must be the place

Avendo letto commenti più che positivi su questo film e piacendomi Sean Penn, siamo andati a vederlo venerdì scorso.

Sostanzialmente non mi è piaciuto.

La storia mi sembra una riduzione cinematografica venuta male di un libro. Però l’ho cercato ma non esiste. Quindi non mi spiego il perchè il film mi sia sembrato slegato, una serie di episodi estemporanei e che non si riesce a contestualizzare.

Sean Penn nei panni della ex rockstar appare eccessivo.  E’ bravo, ma caricaturale. Troppo rincoglionito ad inizio film per essere vero, non si capisce il suo rapporto con la ragazza né con la madre della stessa che aspetta un figlio che se ne è andato. La moglie che fa il pompiere è un’altra stanezza che avrà un senso, ma francamente mi sfugge. Vabbè, lo farà per hobby, visto che sembrano avere un sacco di soldi. Il tipo che incontra al bar e che gli affida il pick-up cui tiene moltissimo non si capisce perchè. E non si capisce nemmeno perché ad un certo punto sto pick-up gli vada a fuoco. Non intendo tecnicamente, intendo che senso abbia nella storia. Sembra che a seguito dell’incendio del pick-up lui si compri una pistola, ma appare risibile, come pretesto. Sta cosa del pick-up poi si perde nel nulla. E nemmeno si capisce il vecchio che incontra all’armeria e il suo sproloquio.

La storia della caccia all’ex nazista fa acqua da tutte le parti. Il padre lo conosceva al punto da scrivergli lettere. Il cacciatore di nazisti amico del padre alla fine ce lo porta facilmente. Quindi era sempre stato raggiungibile ma é il padre né il cacciatore di nazisti avevano mai ritenuto di raggiungerlo. Lasciano il compito al figlio rimasto bambino, e anche un po’ degenere, che in questo percorso di ricerca ritroverà il padre e se stesso, diventando uomo (si taglia i capelli e si veste normale). Anche al cacciatore di nazisti della storia frega poco. Gli sta sulle palle la ex rockstar, non si capisce perché decida di aiutarlo, visto che poi lo aspetta in macchina e se ne frega dell’esito della vicenda.

Non si capisce il suo rapporto con la nipote dell’ex nazista, se vedova di guerra (dai comportamenti si) oppure no (nel film dicono che il figlio del ex-nazista è in asia), del figlio che aveva paura dell’acqua, prima e invece alla fine dell’incontro no. Cos’è, un incontro taumaturgico? lui torna a suonare la chitarra dopo anni, e il figlio guarisce dalla paura? Boh.

Senza considerare la storia dei “pezzi di merda” che gli danno il cd da ascoltare per produrre. Pure quello… boh. C’è all’inizio, poi riesce fuori a metà, poi come finirà? Nel nulla. Come la maggior parte dei punti toccati dal film.

Non si capisce perché ci fanno vedere tutto uno videoclip di david byrne, ne bastavano 15 secondi, per introdurre la chiacchierata successiva. Che è importante, certo, è il momento in cui il protagonista esprime la sua scarsa autostima e ci spiega anche un episodio (quello della tomba all’inizio) che altrimenti sarebbe rimasto oscuro come tutti gli altri. Ma per quanto simpatico e bravo, david byrne, aveva proprio bisogno di quello spot?

Insomma… se questo è il film che “punta all’oscar” … è proprio uno specchio dell’italia di oggi. Inconcludente, superficiale, pressappochista, che pensa basti mettere un po’ di soldi e di apparenza qui e là per fare le cose fatte bene.

La fotografia è bella. Strizza l’occhio ai film on the road… ma che c’entra? E’ fredda, algida, e la narrazione insopportabilmente lenta.

Dicono che è zeppo di citazioni. E sticazzi?!

Quelle le lascio ai cinefili che vivono ricorsivamente piegati  su se stessi. A me un film deve raccontare una storia, lo deve fare bene. Deve essere essenziale, pulito. Avere ritmo, intensità. Questo film non ce l’ha. I dialoghi tranne rari momenti sono appena sopportabili.

Vabbè, insomma. Perlomeno fa discutere. Non è da catalogare come immondizia di cui nemmeno valga la pena di parlare.  Magari a qualcuno potrà anche piacere.

8 Risposte a “film: this must be the place”

  1. grazie Buzz, non andrò a vederlo (sebbene Sorrentino nei lavori precedenti abbia dimostrato talento).

    Ieri sera mi son guardato “Noi Credevamo”. Bello ed interessante. Sembra iniziare come un film per la tv, non sempre facile da seguire (causa anche la mia inadeguata conoscenza storica ) ma credo che l’aria che tirava a quei tempi, le storie e gli ideali di quei giovani rivoluzionari siano stati ricostruiti molto bene. L’Italia un’occasione mancata, un fallimento fin dall’inizio, una storia che ci fa capire che da allora forse non molto è cambiato: il belpaese è sempre diviso, i vizi e il trasformismo della politica che imperversano e, purtroppo, oggi di Mazzini e giovani coraggiosi neanche l’ombra.

  2. “Oltre alla divisione in due fronti (all’epoca repubblicani e monarchici con tanto di trasmigrazioni da un fronte all’altro) emerge con assoluta chiarezza la quasi genetica incapacità a fare fronte comune, la spinta inarrestabile a dividersi a diffidare gli uni degli altri all’interno dello stesso schieramento” cit.

  3. In effetti quello che dici è vero sembra una sequenza di eventi slegati tra loro.
    Ma alla fine non è così che appare la vita ad un soggetto a metà tra la depressione e l’apatia? come una sequenza sconclusionata di fatti ed eventi?
    Quando lui dice: “qualcosa mi ha infastidito ma non hoc apito cosa” è segno di una persona talmente disabituata a provare un qualsiasi moto dell’animo ch non sia la noia, che ha difficoltà a dire cosa prova.
    A me il film è piaciuto, anche se mi ha lasciato con dei punt interrogativi.
    E’ vero scorre lento ma la lentezza secondo me si addice al personaggio.
    La caccia al nazista anche mi è piaciuta e soprattutto scoprire il motivo che aveva portato a quel desiderio di vendetta. Durante la visione del film mi ripetevo che, dopo aver conosciuto ed essersi affezionato alla nipote del nazista, se si doveva giustiziare questa persona (ed ecco il perché ha comprato la pistola, non per l’auto) doveva aver fatto necessariamente qsa di tremendamente orrendo. Invece viene fuori che era una “inezia” (in confronto agli orrori dell’olocausto) e la punizione “giusta”.
    Inoltre l’incontro con la figlia del nazista serve a fargli comprendere qsa di più del rapporto genitore-figlio, secondo me.
    Una serie di eventi slegati che alla fine compongono un puzzle. Qualche pezzo manca anche a me, però non posso dire che non mi sia piaciuto!

    1. Si, sembra ovvio che la pistola la compri per vendicare il padre, ma appunto, tutta la storia del pick-up è completamente gratuita.
      D’accordo sul fatto che è una persona disabituata a dire cosa provi, anzi, direi che è disabituata a vivere con gli altri. E in questo viaggio si trova, in qualche modo.

      Questo è il tema centrale del film, si capisce. Altrimenti di cosa parlerebbe?
      Ma insomma… poteva essere detto megio eh…

      la storia te la devi costruire per conto tuo… comodo così, ognuno può vederci quello che vuole.

  4. miiiii ….. sò arrivati er cinematori…. avvoi giusto giusto…vi meritereste una bella rassegna col Topocane.

  5. Provo ad interpretare:
    (Troppo rincoglionito ad inizio film per essere vero)
    No, semplicemente scosso, sottolinea l’infantilità e lo status di punk soprattutto nel comportamento.

    (non si capisce il suo rapporto con la ragazza né con la madre della stessa che aspetta un figlio che se ne è andato)
    Il suo rapporto con la ragazza colma la lacuna del figlio mai avuto, la madre è un controno che sottolinea la disperazione di aver perso il figlio, richiama l’affetto paterno e materno.

    (La moglie che fa il pompiere è un’altra stanezza che avrà un senso, ma francamente mi sfugge)
    Sottolinea che la moglie non è depressa come lui e che si assume le responsabilità di un adulto.

    (Il tipo che incontra al bar e che gli affida il pick-up cui tiene moltissimo non si capisce perchè)
    La responsabilità, questo è il concetto. Dono che il protagonista Cheyenne non ha!
    Da quel punto si autoconvice di iniziare a prendersi le proprie responsabilità.

    (E non si capisce nemmeno perché ad un certo punto sto pick-up gli vada a fuoco. Non intendo tecnicamente, intendo che senso abbia nella storia)
    Io l’ho interpretato come messaggio che le certezze non esistono.
    Aggiungerei invece al tuo commento la domanda sul perchè ne compra uno uguale e se realmente lo restituirà alla moglie del tizio.

    (E nemmeno si capisce il vecchio che incontra all’armeria e il suo sproloquio.)
    E’ un film che si basa sui sentimenti!!! Il vecchio lo incita all’odio ponendo il dubbio allo spettatore se realmente la userà per vendicarsi.

    ( Il padre lo conosceva al punto da scrivergli lettere.)
    No, conosceva la moglie e le spediva a lei.

    (Il cacciatore di nazisti amico del padre alla fine ce lo porta facilmente. Quindi era sempre stato raggiungibile ma é il padre né il cacciatore di nazisti avevano mai ritenuto di raggiungerlo.)
    Il cacciatore segue gli squali! Ovvero i nazisti artefici di brutalità!
    Per questo lascia intendere che il cacciatore sapeva dell’accaduto, ma ritenendolo banale, non ha voluto aiutarlo, oppure il padre per non rilevare l’accaduto, oggetto di umiliazione, non lo ha mai chiesto il suo aiuto.

    (Lasciano il compito al figlio rimasto bambino, e anche un po’ degenere, che in questo percorso di ricerca ritroverà il padre e se stesso, diventando uomo (si taglia i capelli e si veste normale). Anche al cacciatore di nazisti della storia frega poco. Gli sta sulle palle la ex rockstar, non si capisce perché decida di aiutarlo, visto che poi lo aspetta in macchina e se ne frega dell’esito della vicenda.)

    Sei andato alla fine, ma hai omesso che Cheyenne decide di non ucciderlo una volta conosciuto il motivo della vendetta del padre, quindi decide solamente di umiliarlo.
    Il cacciatore ritiene il nazista un pesce piccolo.
    Gli sta sulle balle Cheyenne perchè entrambi non riescono ad accettare lo stile di vita dell’altro.
    Decide di aiutarlo perchè mosso dalla coscienza dell’accusa di Cheyenne di ricercare solo i nazisti big che gli avrebbero portato pubblicità.

    (Non si capisce il suo rapporto con la nipote dell’ex nazista, se vedova di guerra (dai comportamenti si) oppure no (nel film dicono che il figlio del ex-nazista è in asia),
    Quì hai frainteso. Il Nazista e la Maestra sono compagni, hanno generato un figlio che è in Asia papà della commessa del fast food Rechel. Probabilmente vedova di guerra o è stata abbandonata, ma il regista sottolinea invece la mancanza che il figlio di Rechel ha del padre, infatti porta con se un a sua foto prima di cantare la canzone con Cheyenne.

    (el figlio che aveva paura dell’acqua, prima e invece alla fine dell’incontro no. Cos’è, un incontro taumaturgico? lui torna a suonare la chitarra dopo anni, e il figlio guarisce dalla paura? Boh.)
    NO! Se hai notato anche la piscina di Cheyenne è vuota, quindi si capisce che anche Cheyenne ha paura e la usano per giocarci tipo squash. Il Bimbo che all’improvviso non ha + paura fà capire che sta diventando grande, che se pur bambino, vuole vincere le paure, richiama inoltre la frase celebre su una vita piena di paura, adesso non la trovo ma su you tub è riportata.

    (Senza considerare la storia dei “pezzi di merda” che gli danno il cd da ascoltare per produrre. Pure quello… boh. C’è all’inizio, poi riesce fuori a metà, poi come finirà?)
    quì sottolinea un altro sentimento se così possiam definirlo, la caparbietà!
    Non hai notato che alla fine la radio manda una loro canzone? Si riallaccia al discorso della paura,
    peccato che non la trovo per citarla. Ricordo che dice la paura detta la vita e salvaguarda la stessa, ma almeno una volta bisogna non ascoltarla, qualcosa del genere.

    (Non si capisce perché ci fanno vedere tutto uno videoclip di david byrne, ne bastavano 15 secondi, per introdurre la chiacchierata successiva. Che è importante, certo, è il momento in cui il protagonista esprime la sua scarsa autostima e ci spiega anche un episodio (quello della tomba all’inizio) che altrimenti sarebbe rimasto oscuro come tutti gli altri. Ma per quanto simpatico e bravo, david byrne, aveva proprio bisogno di quello spot?)
    Sinceramente è piaciuto molto, poi non conoscevo David, personalmente ho apprezzato molto soprattutto l’effetto scenico della donna vintage, penso che siano dettagli di arricchimento film.

    il resto sono tuoi commenti personali.
    Il mio è quello di un film profondo, una storia diversa dove non c’è la modella nè il macio di turno;
    pieno di sentimenti e rimpianti.
    Sean non è un pivello e se guardate il trailer originale, il doppiatore italiano di Sean è stato bravissimo.

    Mio giudizio, Film da Oscar.

    1. E’ passato molto tempo e non ricordo più bene.

      Ma sì, indubbiamente, la tua interpretazione dei vari elementi – ognuno di essi – può anche avere un senso.
      Ma c’era bisogno di tutto questo ermetismo per illustrare delle condizioni esistenziali tutto sommato banali?

      Posso anche capire che a qualcuno possa piacere comunicare attraverso simbolismi. Io preferisco che il non detto sia solo quello che effettivamente è impossibile dire senza essere didascalici.

      Per me, un film esemplare in tal senso è Mystic River (tanto per collegare i due film tramite Sean Penn). Quello che non viene detto, in tutto il film, nelle storie di vita dei tre protagonisti, è opprimente e determina le loro scelte che s’intuiscono come inevitabili. Ineludibili come i labirinti nella rete che portano i tonni nella camera della morte.

      La condizione di non assumersi le proprie responsabilità è tanto comune, nell’esistenza umana, che c’era bisogno di un quarto d’ora di film e del contrasto della moglie che fa il pompiere per definirla?
      Per dire che le certezze non esistono gli mandiamo a fuoco il la macchina?
      E potrei continuare punto per punto…

      Ok, tu sei libero di leggerlo così e magari la tua lettura è proprio quella che voleva suggerire il regista.
      Per me resta, nella migliore delle ipotesi un giochino a cui non voglio partecipare.

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