Hereafter

Ieri sono andato a vedere “Hereafter”, il film di Clint Eastwood.

Sono un grande estimatore di questo regista.  E’ essenziale, nitido nel raccontare la storia, non concede nulla agli artifizi della spettacolarizzazione se non necessario.  In questo film non mi ha deluso.

Certo è un tema difficile da trattare, quello del dopo la morte.  Mi ricordo di averne parlato tempo fa, qui sul blog. C’è questa cosa di molti che tornando da uno stato sicuramente molto vicino alla morte in qualche caso raccontano di sensazioni per certi versi simili. E allora c’è una  vasta e più o meno silenziosa matrice di pensiero che indaga sulla vita oltre la morte cercando di guardare attraverso quello spiraglio offerto da chi torna.

Il punto è che non sappiamo affatto se quel qualcuno realmente “torni”… o, piuttosto, semplicemente, racconti di uno stato più o meno onirico, in cui il cervello pur in brevissimi istanti soggettivamente dilatati, ha costruito tutto.

Certo è che l’uomo si è sempre chiesto, cosa accidenti ci sia dopo la morte. Se il nulla, l’oblio, o paradisi/inferni vari o cosa. Ci riesce così difficile accettare la morte, nostra e delle persone che amiamo, che abbiamo bisogno di pensare che tutto non finisca in quel momento, irreparabilmente. Abbiamo bisogno di illuderci anche, di sperare, di aver fede, in qualche altra cosa, inconoscibile per definizione e che pure cerchiamo, con la nostra innata curiosità, di sbirciare.

Nel film si parla di questo.

Eastwood ha il merito di farlo senza lasciarsi influenzare da scenari religiosi di varia natura. Intreccia delle storie diverse fra loro, punti di vista diversi sullo stesso argomento. La giornalista francese che si risveglia dopo essere stata data per morta. Il sensitivo che riesce a percepire la presenza di defunti. Il ragazzo che ha perduto il fratello.

Ciò che li accomuna è la solitudine: ognuno di noi è solo quando pensa alla morte.

Nel film non si danno risposte. Si tocca con delicatezza il tema del dolore e ancora con più delicatezza quello della speranza che non tutto quello che di noi resta sia solo polvere.

Sì,  forse l’età avanzata porta con se queste domande.  Clint ha 80 anni. Ma ben venga il suo punto di vista, espresso sotto forma di domande… di non detto.  Lo fa con poesia, senza badare troppo alla razionalità, che dopotutto su questo argomento è solo presunta, e anche, diciamolo, con un occhio al mercato… dato che con questo tipo di tema si può contare su una base di pubblico sicura.

In sostanza direi che questo film non è un capolavoro, ma è un buon film. Ha dei tratti commoventi, ma è facile che ci si commuova quando si pensa alla morte di propri cari.  Ha il pregio di parlare di un argomento difficile senza uscire dalle righe, sommessamente, solo facendo un po’ pensare.

E ognuno si potrà dare le risposte che ritiene opportune, o rimanere con le domande.

 

Una risposta a “Hereafter”

  1. l’ho visto l’altra settimana. un buon film, sicuramente non all’altezza dei precedenti dello stesso regista. m’è pèiaciuto, questo sì. sono stata sempre attratta dal sapere se c’è un qualcosa o un qualcuno che abita il nostro dopo morte – non è una attenzione morbosa, ma solo un umanissimo desiderio. forse perchè sono stata quasi morta per una volta e ” l’ho scampata ” come si dice, qualche altra volta. e come hai detto bene tu, si respira solitudine in tutto il film, ma sembra quasi una solitudine che non danneggia chè da qualche parte trova una speranza. la cosa che mi ha fatto rabbia – e me ne fa sempre – è stato vedere la buona fede di quelle persone che si lasciano irretire da cialtroni – la scena del bambino al convegno dei presunti sensitivi.
    stamattina ho raccontato il film in classe durante una supplenza. ho detto ai ragazzi di andare a vederlo. avrò fatto bene? bah
    ( mi paice il nuovo ” loook ” )

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