Pensate quello che volete

Nel pieno del seminario estivo ad Utøya del movimento giovanile laburista Arbeidernes Ungdomsfylking (AUF), il suo leader Eskil Pedersen, il 19 luglio, aveva rilasciato un’intervista all’importante quotidiano «Dagbladet».

 

«Il Dialogo non serve, Jonas!»

Il leader dell’AUF, Eskil Pedersen, ritiene che sia l’ora di misure più forti contro Israele.

Intervista a cura di Alexander Stenerud – dagbladet.no.

Questa settimana circa un migliaio di membri dell’organizzazione dei Giovani Laburisti (AUF) si sono radunati all’isola di Utøya per discutere di temi politici. Giovedì a Utøya verrà Jonas Gahr Store per dibattere di Medio Oriente.

Il ministro degli esteri crede nel dialogo in merito al conflitto tra Israele e Palestina, ma il leader dell’AUF Eskil Pedersen ha un chiaro messaggio per il ministro.

«Ci piace che si parli ma, da come abbiamo visto, Israele non è interessata, e non ha ascoltato nessuna delle rimostranze che le sono state fatte. Il processo di pace è un vicolo cieco, e sebbene il mondo intero strepiti affinché gli israeliani vi si conformino, loro non lo fanno. Noi della Gioventù Laburista vogliamo un embargo economico unilaterale contro Israele da parte norvegese», dichiara Pedersen.

Il leader dei giovani laburisti sostiene che il dialogo non ha più nulla da offrire di fronte a Israele, e ritiene che sia l’ora che si adottino nuovi tipi di misure. Pedersen considera che le autorità israeliane si sono spostate così tanto a destra che risulta impossibile avere alcun colloquio con loro.

«La Norvegia ha poche opportunità di esercitare in qualche modo un’influenza, e non siamo vicini ad alcuna pace in questo conflitto. Semmai il contrario. Israele si è spostata estremamente a destra, il che fa sì che scarseggino i partner dialoganti. Oserei dire che perfino i responsabili della politica estera del Partito del progresso (la formazione conservatrice liberale norvegese, NdT) faticheranno assai per trovare interlocutori in Israele. Non c’è più alcun filo diretto. Quel che intendo dire è che dovremmo parlare con chiunque, ma non possiamo sacrificare i nostri principi e le nostre politiche tanto per parlare».

La Gioventù Laburista è stata a lungo in favore del boicottaggio di Israele, ma la decisione all’ultimo congresso, che richiedeva che la Norvegia imponesse un embargo economico unilaterale del paese, era più netta che in precedenza.

«Riconosco che questa sia una misura drastica, ma ritengo che essa dia una chiara indicazione del fatto che siamo stanchi del comportamento di Israele. Larghe parti del mondo reagiscono in ogni momento, ma Israele non ascolta. Penso che la decisione sia un segno che noi dell’AUF diffidiamo di Israele, semplicemente».

Fonte: http://www.dagbladet.no/2011/07/20/nyheter/politikk/innenriks/auf/17367745.

Traduzione dal norvegese a cura di Padore Eltili.

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Il 22 luglio un pazzo ha fatto strage di questi ragazzi.

Pensate quello che volete.

 

7 Risposte a “Pensate quello che volete”

  1. Ma non so Roberto, è un complotto usraeliano come piace tanto dire a Freda e alla gang di luogocomune e donchichotte ?

    Insomma se non ci fosse stata la strage sinceramente al di fuori di una ristretta cerchia di politici norvegesi chi se le filave le dichiarazioni fatte ad un congresso di giovani attivisti politici laburisti … tu non le sapresti, Freda non le saprebbe….invece ora sono sul monitor di molti…

    1. Io non condivido, come ho detto nel post relativo all’articolo di Feltri, analisi (di Freda e altri) che vedono un filo diretto e immediato fra gli interessi usraeliani e l’attentato.
      (Uso il termine usraeliani perché è azzeccato. Identifica molto bene un agire politico-finanziario-militare-di intelligence. Non è completamente sovrapponibile alla politica USA, ma certo riesce a trainarla, nei momenti decisivi.)
      Tuttavia penso che un esaltato possa essere facilitato e fomentato, con abilità e raffinatezza che certo non mancano a coloro di cui stiamo parlando, indirizzandolo ad operare nella giusta direzione, se non proprio anche nel giusto momento.
      E’ ovvio che non sarebbe solo il contenuto di questa intervista il motivo. Certo che no.
      E’ solo un debole elemento di un quadro indiziario.
      Come questi, ad esempio. Magari nel tempo acquisirà rilevanza. Oppure no.

  2. Il mio pensiero è che la maggior parte dei serial killer o degli spostati che fanno stragi lo fanno, almeno all’inizio nel caso dei primi e solo una volta perché di solito o si suicidano o li fanno secchi i secondi, “vicino” a casa.

    Quale miglior occasione per questi di poter iniziare il suo percorso d’orrore in un’isoletta, nella sua patria, contro un gruppo di ragazzi, laburisti, nella sua mente filo-islamici, in più formalmente contro Israele (che per molti gli israeliani sono i paladini anti-islamici per eccellenza)?

    Ci sta pure che i suoi “mentori” gli abbiano suggerito quest’azione, che i suoi mentori siano guidati da usaisraliani forse no, ispirati probabilmente sì.

    Ispirati per me significa tagliare via le speculazioni complottistiche e tipo-Spectre, ma apre tutta quella serie di azioni, parole, fatti, che possono benissimo “ispirare” alcune persone ad intraprendere pensieri ed azioni folli ma utili ed impraticabili dalle persone “per bene”…

    1. Infatti per quanto mi riguarda non credo a, o almeno non baso le mie ipotesi su, facili strutture mentali dietrologiche. Dico facili nel senso che col senno di poi, risalendo a posteriori l’albero delle possibilità, trovi quasi sempre tutti gli elementi che vuoi per dimostrare la tua tesi.
      La realtà è insieme molto più semplice e molto più complessa.
      E’ vero che in talune circostanze una buona conoscenza delle dinamiche della realtà permette di influenzare gli eventi senza nemmeno forzare troppo. Ci sono dinamiche in souplesse, basta un leggerissimo colpetto verso una certa direzione perché gli eventi precipitino più o meno dove vuoi.

      In questo caso è evidente che quest’uomo è un disadattato piuttosto lucido. E’ evidente che esista un humus culturale in tutta europa (non conosco la specificità norvegese) in cui ha trovato l’impianto ideologico di cui vestire la sua rabbia, che ritengo in questi casi sia prima di tutto un problema soggettivo.
      Dopodiché non occorre suppore che costui sia un automa teleguidato da una intelligence che gli fornisce un bersaglio, lo dota degli strumenti atti a colpirlo e lo fa operare.

      Un’intelligence però può avere uomini in quegli ambiti culturali contigui a questo personaggio. Può seguirlo con attenzione. Può agevolarlo, senza che lui nemmeno lo sappia eventualmente, nell’acquisto di armi. Può fargli arrivare idea di un ventaglio di possibili bersagli.
      Può creare alcune situazioni come questa e tenerle in caldo. Controllarle da lontano. Seguirle.

      Un disadattato come questo, quando compie il suo gesto, è lucido, ma può anche essere influenzato da avvenimenti personali che sfuggono completamente al controllo di terze persone. In certi casi può essere del tutto fuori luogo che la bomba esploda in un dato momento. Allora basta una telefonatina e il pazzo viene bloccato un momento prima. Oppure no. Lo si lascia agire fino in fondo.

      Non si mette in conto il numero di morti. Alla fine potrà essere che l’uomo viene ammazzato subito prima ancora di far troppi danni. Magari salta in aria con la sua bomba. Magari gli scoppia qualche casino in testa e ammazza la fidanzata invece che altri.
      Insomma… è una variabile che si muove però in un ambito in cui qualcuno pensa che si possa trarre vantaggio dal suo operare.

      Ho la stessa visione dell’11 settembre.
      Se veramente hai un’intelligence che funziona, non serve mettere in piedi cose complicatissime buone solo per i film. Il mondo è pieno di pazzi. Basta agevolarli e loro fanno il lavoro al posto tuo.

      1. *Ho la stessa visione dell’11 settembre.
        Se veramente hai un’intelligence che funziona, non serve mettere in piedi cose complicatissime buone solo per i film. Il mondo è pieno di pazzi. Basta agevolarli e loro fanno il lavoro al posto tuo.*

        Sì è il mio stesso pensiero…

  3. Il punto essenziale è individuare il quadro politico generale. Gli interessi in gioco. Dopodiché sgombrare la mente e mettersi nei panni di chi gestisce un enorme potere, seppur non illimitato. Supporre uno scopo e ipotizzare il modo più seplice per raggiungerlo.

    E’ vero che a volte la realtà presenta situazioni inverosimili, ma è anche vero che nella maggior parte dei casi è molto più semplice, o meglio, più casuale, di quello che può apparire a prima vista.

    Io una volta sono caduto a terra, facendomi molto male, perchè una persona che stava scalando vicino a me ha messo la sua mano esattamente dove io stavo mettendo il piede. Un decimo di secondo prima mi sarei fermato. Un decimo di secondo dopo la sua mano avrebbe trovato il mio piede.
    L’inverosimilità che questo evento sia stato così perfettamente sincronizzato come in effetti è stato, potrebbe far pensare che non sia stato casuale.
    Se volessimo individuare un quadro in cui questa persona aveva un interesse, qualsiasi, a farmi far male, potremmo dire che la casualità è altamente improbabile, e che quindi lo ha fatto apposta.

    Il fatto che non la conoscessi per niente, non vuol dire.
    Potremmo esplorare le conoscenze comuni tale che si potrebbe individuare qualcuno che avrebbe avuto motivo di avercela con me e quindi aver indotto la persona a compiere quel gesto.

    E qui stiamo parlando di un evento molto semplice e lineare. Figuriamoci in una realtà estremamente complessa quanti collegamenti e deduzioni a posteriori sarebbero possibili.

    In realtà l’evento è stato casuale. E nessuno ha pensato che non lo fosse. Ma se io fossi stato un altro? Se io fossi stato palestinese e l’altra persona israeliana? O viceversa, fa lo stesso. Quanto sarebbe stato facile non credere alla casualità? In un quadro che legittima un sospetto a voler ricostruire a posteriori una tesi si possono trovare tutti gli elementi a supporto della stessa.
    In buona (o cattiva) fede, si dimenticano gli elementi che non supportano la tesi. Si può trarre un quadro del tutto credibile.

    Non se ne esce.

    Allora io dico che il punto fondamentale è individuare il quadro politico. Dopodiché non ha molta importanza come effettivamente sia stata la meccanica dell’avvenimento.
    Perdersi dietro questo tipo di ricostruzioni è fuorviante. Contribuisce alla cacofonia dell’informazione, tale che i flussi di informazione main stream e la miriade di flussi di informazione indipendente confluiscano in un unico grande calderone indistinguibile.

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