Un po’ di pessimismo

Che si stiano vivendo tempi eccezionali dovrebbe essere chiaro per un bel po’ di indizi, che il caso si diverte a disseminare qui e là. Il 25% dei voti in una democrazia avanzata, ad un movimento fondato da un comico, per esempio. Il prelievo del 30% sui depositi sopra i 100.000 euro a Cipro.  La Grecia riportata in uno stato di economia bellica.  I Governi Samaras (Grecia) e Monti (Italia) imposti dalla troika Fmi-Ue-Bce. Una recessione di cui non c’è memoria storica in questo paese.

In questo contesto, il frastuono è altissimo. Ognuno è impegnato a portare acqua al proprio mulino, sia esso relativo ad un interesse del tutto personale, sia nella convinzione che esso coincida col bene del paese.

A breve arriveranno a compimento gli effetti delle manovre economiche del 2012: di nuovo l’IMU, la TARES , l’aumento dell’IVA, che porterà ad aumento dei prezzi  generalizzato. Ma è soprattutto il perdurare della situazione che era di emergenza che mette sempre più persone nella situazione di non poter più continuare a resistere. Le imprese chiudono, licenziano. Le indennità di disoccupazione finiscono. I risparmi delle famiglie sono al lumicino.

In tutto ciò è evidente che i partiti tradizionali non hanno che la minima percezione della realtà. E comunque sono strutture concepite per situazioni normali, e questa è eccezionale.  Il loro sismografo elettorale ha registrato un brusco sobbalzo e da allora parlano di questo, sui muovono in relazione ai pericoli rappresentati da questa ondata di novità che li spaventa. Temono a ragione per la loro sopravvivenza.

Il problema è che anche quelli che sono insieme la causa e l’effetto del sobbalzo, si sono fatti irretire nel parlare di se stessi.

Il movimento cinque stelle, causa delle fibrillazioni di partiti e media, ed effetto della necessità impellente, oserei dire disperata, di cambiamento, si è immerso, anche cercando di starne fuori, anzi proprio per questo, nelle logiche di sistema. Il semplice ribattere alla campagna ossessiva dei media di regime porta ad un botta e risposta senza costrutto che si avvita su se stesso verso il nulla. La posizione di negarsi a tutto offre una comoda sponda agli altri, che hanno buon gioco nel cercare di demolire la minaccia.

Imperterriti, i ragazzi cittadini parlamentari del movimento, con il loro entusiasmo cercano di compensare l’inesperienza. E dicono / provano a fare cose nuove, inducendo anche gli altri ad imitarli, anzi, ad una corsa a chi fa di più e prima. Ma nel ruolo che si sono ritagliati hanno ben poche possibilità di incidere: oltre ad essere pungolo ed esempio che gli altri, obtorto collo, sono costretti ad imitare non possono andare.  E’ un ruolo che qualche anno fa sarebbe stato benedetto, ma che oggi non basta. In una stalla sconquassata è opera meritoria spalare letame e sistemare la mangiatoia, ma se non si riprendono i buoi che sono scappati a che serve?

Inoltre, nel m5s si evita ogni accenno ai temi fondamentali. Oppure, quando per qualche motivo se ne parla, si fa rimpiangere il silenzio.

Per temi fondamentali intendo: la politica economica, l’Europa, l’Euro.

Dire come fa Grillo che i trattati vanni rivisti è giusto. Che occorre avviare il dibattito intorno all’Euro, anche. Ma di fatto questo sposta ogni decisione a tempi che sono molto aldilà dell’urgenza necessaria.

Lui dice che si deve pensare ad un referendum. Ma per istituire un referendum consultivo (oltretutto su temi relativi a trattati internazionali sarebbe necessaria una modifica alla Costituzione che è effettuabile solo da una maggioranza qualificata del parlamento) occorre una maggioranza parlamentare che il m5s non ha e a meno di nuove elezioni da vincere con maggioranze bulgare  non avrà. E allora nel frattempo cosa facciamo?

Come è possibile, per qualsiasi  governo, alleggerire la pressione fiscale sulle imprese e il costo del lavoro, programmare una seria politica per l’occupazione, avviare un tentativo di reddito di cittadinanza se si è sotto le regole rigide di Fiscal Compact, Patto di Stabilità, ed eventualmente, al primo segnale di attacco speculativo potrebbe scattare il MES con il vero e proprio commissariamento che porterebbe con sè?

Perché non si parla di questi temi? Sono argomenti che segnerebbero una discriminante netta. Avere una posizione, anche dichiaratamente interlocutoria, polarizzarebbe il dibattito, segnerebbe uno spartiacque, spariglierebbe gli schieramenti, uscendo dal circuito vizioso PD-M5S, imposto dal PD e che non trova riscontro nella realtà delle cose. Il m5S infatti, pur avendo una sua componente con radici a sinistra, non ha nulla a che vedere col PD. Non più di quanto abbia col PDL, nel quale c’è sicuramente più criticità rispetto a temi quali Unione Europea ed Euro di quanta ce ne sia nel PD, ad esempio.

E’ una strana realtà, quella del m5s: legalitaria e istituzionale, ma si comporta come se il sistema fosse da rovesciare. Intende arrivare a governare attraverso il voto, ma persegue il monocolore maggioritario come unica prospettiva. Vuole attuare un programma massimalista a livello nazionale mentre a livello locale media nella logica di una politica del possibile.

Quello che mi lascia perplesso non è il fatto di voler cambiare il mondo senza avere molto chiaro come e con cosa – tenendo conto dei risultati pessimi ottenuti da tutti coloro che avevano perfettamente chiaro tutto! – è la contraddizione di chi dice che vuole andare a vivere in un’altra città e nel frattempo discute con i coinquilini su chi e come tinteggia le pareti della casa in cui vive, della quale non intende peraltro pagare l’affitto, essendo appena arrivato.

C’è insomma un’intima incoerenza che provoca parecchia irritazione.

Grillismo malattia infantile del… non so francamente cosa. Ancora non ho perso le speranze che sia qualcosa di buono, ma inizio a dubitarne.

Il motivo è semplice. Se si pone come una forza in grado di apportare cambiamento nelle istituzioni in cui arriva è senz’altro positivo. E allora vale la pena di spingere perché il cambiamento sia più profondo possibile. Dato che in ogni caso risulterà sempre il un compromesso finale fra posizioni diverse. Se invece continua a porsi come forza alternativa, unica a contenere il sé stessa il cambiamento, sia nel caso fosse destinata a scomparire, sia diventasse sempre più forte, apporterebbe comunque qualità negative alla democrazia in questo paese.

Se, sottoposto al fuoco di fila dei media, o spinto nelle piazze dalla pratica di un’opposizione sterile, scomparisse, sarebbe un duro colpo per ogni speranza di cambiamento di questo paese.  Viceversa, se nell’evolversi della crisi, per errori strategici dei partiti di sistema, per intrinseca debolezza delle strutture istituzionali, diventasse sempre più forte, pur con il vuoto politico di cui sta dando prova, sarebbe il segno di una involuzione democratica veramente allarmante, preludio di qualcosa che non so se ci piacerà vivere.

Non ritengo assolutamente che esistano alternative allo stato attuale, i partiti sono ben lungi da rappresentare quel rinnovamento che fingono di impersonare. Tuttavia sarebbe un peccato, un’occasione sprecata, se cavalcando l’onda che lo ha portato così in alto il Movimento non riuscisse a mettere al centro della scena il problema principale che abbiamo in questo momento: l’Euro, L’Europa (questa Europa di tecnocrati), la BCE.