domenica

Oggi a Sperlonga è stata una giornata di primavera inoltrata. Sole caldo, brezza leggera: il clima perfetto.
Avevo voglia di stare solo. Quest’anno il richiamo della montagna coperta di neve non è mai stato abbastanza forte da farmi uscire da sotto il piumone. Anche perchè le condizioni non sono mai state veramente buone.
Ma amo Sperlonga, la sua immensa falesia, perchè anche in giornate come queste, in cui è piena di gente, volendo ci si ritaglia l’angolino in cui starsene per conto proprio.
Con uno zaino pesantissimo, sono andato ad esplorare una zona di una parete mai salita, per vedere se era possibile chiodare una via nuova.

Che bella la sensazione di essere soli. Di ascoltare solo il proprio pensiero fluire. Di non fare le cose di fretta prendendomi il tempo che voglio, anche per curiosare cose insignificanti a cui se fossi con altri non potrei dedicare tempo.

Da dietro è possibile salire a piedi. Arrivato alla fine del prato c’era un salto di circa 50 metri. Ho attrezzato un ancoraggio sui blocchi di roccia affioranti, ho buttato giù la corda e mi sono calato.

Mi da ogni volta un’emozione strana, pensare che su quel piccolo spazio di mondo – alcuni metri quadrati – è molto probabile che nessun uomo mai ha messo le sue mani. Quella porzione di roccia di quella parete verticale, se non è stata salita in questi anni è pensabile che prima non fosse mai stata salita da nessun uomo mai.

E’ terreno degli uccelli, delle lumache e delle lucertole, dei piccoli insetti, del rosmarino e del mirto e del ginepro, ma non dell’uomo.
E ora ci sono io.
Specie se sto da solo e posso pensare e anche fermarmi… la sensazione è quella di entrare in una chiesa.
Ecco, il mio senso del sacro è qui che affiora: nella natura.

Vedo una formazione stranissima. Forse era la base di una stalattite (sopra, un paio di metri, allineato,  c’è il moncone). Quante migliaia di anni sono stati necessari per costruire questo vaso di sfoglie?

Sono centinaia di fogli di roccia avvolti uno sull’altro.

Che cose meravigliose si possono trovare dove meno te le aspetti!
Sono lì su questo terrazzino: riparato da uno strapiombo, e ha il fascino delle cose segrete, del posto mio. E’ come quando da bambini mi facevo una capanna con una coperta fra due poltrone e sotto quel riparo portavo dei giochi e ci restavo ore. O quando più avanti costruivo la casa sull’albero.
E’ il posto segreto. Inaccessibile.
Non so quali corde antiche faccia risuonare dentro di me. Forse quelle di quando gli uomini erano prede, quando temevamo il buio e i luoghi aperti.
La sensazione di essere al sicuro, in una grotta a metà parete, in effetti è strana. Non ha riscontro con la mia esperienza. E’ qualcosa che risiede nel dna, evidentemente.

Faccio una foto alla mia ombra, appeso alla corda come un ragno al suo filo.
Il mio non è così lucente, non brilla al sole. Ma io non sono leggero come un ragno.

Il che mi ricorda di controllare che la corda non sfreghi su spigoli, in alto.
Le corde di arrampicata tengono milleduecento chili, più o meno, e io sono un po’ più magro…
però, quando sono tese, se lavorano su spigoli taglienti, (e questa roccia lo è molto) possono tranciarsi abbastanza velocemente.

Quindi controllo gli sfregamenti. E’ tutto bello, facile, tranquillo…. ma è un’attività che non ha mezze misure: una piccola dimenticanza può divenire un errore irreparabile.

Scendo piano, pulisco la via, tolgo le erbacce e sassi che potrebbero cadere.
Poi arrivato a terra metto le scarpette da arrampicata e la risalgo provando i passaggi.

Può venire una bella via. Sono contento.

Eccola:

Al ritorno, tantissimo traffico. Un camion di arance si è rovesciato, dice la radio, sull’A1. Entrata chiusa, traffico deviato sulla Casilina.
Conosco vagamente l’esistenza di un percorso alternativo, ci metto quasi 45 minuti per fare 3 km a Frosinone, poi mentre tutto il traffico si incolonna sulla Casilina io vado verso Alatri, poi Fiuggi, Acuto, Piglio, Genazzano, Cave, Palestrina, Zagarolo…
ss 155 si chiama. E’ una bella strada panoramica, mi godo un tramonto meraviglioso e niente traffico.

Era giornata per conoscere percorsi nuovi.

4 Risposte a “domenica”

  1. Ho sempre adorato "vivere" le esperienze degli altri…attraverso il loro racconto.Sei stato bravissimo, le foto e le descrizioni sono cosi semplici e sentite che per un attomi mi sono sentita in cordata.Ho sentito il profumo delle macchia e il calore del sole sulla pietra…e mi sono persa sulla strada del ritorno guardando il tramonto!!

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