pre-morte

Avrete sentito parlare, o vi sarà capitato, in
caso di incidente, di qualcuno che ha provato (o provato voi stessi)
una di queste sensazioni.

– accelerazione del pensiero

– sguardo retrospettivo (memoria panoramica: la famosa descrizione della vita che passa davanti agli occhi)

– sensazione di pace, comunque di derealizzazione (cioè: non sembra vero che stia capitando proprio a voi)

E’ un meccanismo piuttosto comune, spesso raccontato.

nei film viene fatto vedere con le classiche immagini a rallentatore, magari in bianco nero, voci stonate…

Vi è mai capitato?

Lo psichiatra Russell Noyes e lo psicologo Roy Kletti hanno
intervistato 205 persone che erano state in pericolo di vita,
suddividendo le cause: una caduta (57), un incidente automobilistico
(54), annegamento (4
8 ), malattia grave (27) incidenti vari (29).


Sessanta persone hanno riferito di aver vissuto un’esperienza di memoria panoramica.



Un pre-annegamento forniva la maggior parte dei casi di memoria
panoramica, (43%) seguito dagli incidenti automobilistici (33%) e
all’ultimo posto una caduta improvvisa (9%).

Le relazioni evidenziavano costanti ma anche delle differenze. Per
tutti la memoria panoramica era una esperienza prevalentemente visiva.
Le immagini erano chiare e dettagliate.

In caso di incidente che mette presumibilmente in pericolo la vita si
riscontrano spesso: accelerazione del pensiero, sguardo retrospettivo,
intensa sensazione di pace.

Al momento non si sente dolore. L’unico senso che sembra ancora in
funzione è l’udito. Quasi tutti ricordano i rumori. I tonfi degli urti.

La teoria di gran lunga più articolata riguardo la memoria panoramica
prende le mosse da tre linee di ricerca: la biochimica del cervello,
l’epilessia, e l’attività dell’ippocampo.

Nei primi due-tre secondi di spavento e di sgomento si libera una
grand equantità di adrenalina. Il cervello diventa estremamente attivo.
Pensieri e reazioni seguono così rapidamente che il tempo sembra
allargarsi. Quindi lo stress, il dolore, la carenza di ossigeno, o una
qualsiasi altra condizione di pericolo di vita, porta alla produzione
di endorfine, che attenuano il dolore, intorpidiscono i sensi e fanno
seguire uno stato d’animo calmo al tumulto delle istintive reazioni di
paura.


Ma lo stesso effetto anestitizzante inibisce parti del cervello che
regolano il ricordo e la concezione del tempo. L’attività spontanea dei
neuroni dell’ippocampo, nell’amigdala e in altre parti del lobo
temporale proietta nella coscienza una serie di immagini estratte in
tutta fretta e montate in maniera disordinata.

Le scene angoscianti non vengono mostrate, o, per meglio dire,
nella sua condizione di annebbiamento rilassato o di immediata euforia
lo spettatore vede ogni cosa in una luce serena e benefica. Con queste
immagini davanti gli occhi alla fine perde conoscenza o torna a sentire
dolore.

A chi è capitato di perdere conoscenza si può dire che abbia fatto pienamente una prova di morte.

Infatti che differenza c’è fra il risvegliarsi dopo pochi minuti o anche giorni, e non risvegliarsi più?

A me è capitato di provare la sensazione del tempo dilatato.

Il mio pensiero andava così veloce che solo a raccontare quello che mi è passato per la mente ci metterei diverse volte il tempo effettivo in cui il fatto
è avvenuto.

Mi è capitato in un incidente di macchina e in montagna.
Ricordo distintamente ogni singolo istante, ogni pensiero, ogni singolo colpo ricevuto, anche se l’incidente è avvenuto più di 30 anni fa.
Il corpo sembra che non ti appartenga. Senti i colpi ma non provi dolore.
Fai valutazioni su cosa sta succedendo. E’ come se parallelamente seguissi più flussi di pensiero.
Con uno mi sorprendevo pensando a cosa fosse avvenuto e se stava accadendo proprio a me. Cioè: se era vero.
Con un altro valutavo la mia situazione nello spazio. Quando questa estate sono caduto in montagna ero cosciente istante per istante del punto preciso in cui me trovavo, al punto da avere piena consapevolezza del fatto che una protezione avesse ceduto e il volo stesse prolungandosi oltre il dovuto. Avevo percezione della distanza che coprivo in volo, del punto in cui ero.
Con un altro valutavo le conseguenze, la possibilità di essere in pericolo di vita; se si la sensazione di dispiacere che si affacciava all’idea del pensiero di mia figlia; se no, le conseguenze di ferite, come scendere, come avrebbe potuto arrivare un elicottero.
Visualizzavo l’elicottero e valutavo se avrebbe potuto prendermi senza atterare.

Il colpo, il rotolare, i colpi, il fermarsi. Il tutto in poco più di un secondo.

Qualcuno ha da raccontare ?

(i corsivi sono tratti dal libro "perchè la vita accelera con l’età" di Douwe Draaisma)

11 Risposte a “pre-morte”

  1. si ho qualcosa da raccontare…Io e mia madre vivevamo insieme.Era gennaio…avevo freddo e accusavamo dolori alla testa.Era in atto una intossicazione da monossido di carbonio.L’installatore della caldaia…non aveva fatto le cose per bene.Mia madre perse la vita a 47 anni…io rimasi in coma…avevo 27 anni…per me nessun tunnel…nessuna emozione….solo un grande dolore al risveglio….quando presi atto che mia madre non c’era piu’.Questa esperienza mi ha fatto capire l’impermanenza delle cose.E di quanto la vita sia solo un soffio.Quindi godiamocela attimo per attimo! Grazie

  2. pensare alla morte ogni giorno ci fa amare la vita e ci fa anche capire quanto siamo fortunati.grazie si cuore, marilisa.

  3. è un argomento questo, che mi interessa molto, ma mi riservo il racconto – per quanto ci siano state delle esperienze. marilisa è stata fortunata come te e me, come tanti. mi unisco a te nel ringraziarla…

  4. Per mia fortuna, non ho ancora avuto esperienze di questo genere. Soltanto una volta ci sono andata vicino, un gran volo dalla bici su una strada in discesa e che stranamente in quel momento era deserta, visto che è una strada di traffico abbondante e veloce. Il tempo di rialzarmi che decine di auto hanno cominciato a sfrecciare proprio dove ero distesa l’attimo prima. Ricordo tutto del volo, la sensazione della ruota di dietro che si stacca da terra, io che decollo insieme… mi sono rialzata immediatamente pensando di non essermi fatta niente, ma intorno avevo la sensazione che tutti i colori fossero molto più forti di un momento prima. Il tempo di attraversare la strada per sedermi e ho avuto un collasso.

  5. Il collasso è quasi normale dopo una cosa del genere. Anche se non hai subito forti traumi. Il fisico reagisce variando violentemente il suo stato, tramite l’immissione di adrenalina e altri ormoni. La pressione si alza, il cuore aumenta i battiti. Dopo questo picco, passato il pericolo, c’è un picco negativo.:-)E’ molto facile avere un collasso.

  6. So che la caduta sarà durata pochi secondi al massimo ma a è sembrato un secolo. Durante quel tempo credo di aver fatto un migliaio di pensieri che andavano dal "speriamo non arrivi nessuna auto"… "speriamo di non sbattere con il naso"… "sì, ma se mi fratturo chi chiamo visto che in città non c’è nessuno che conosco?"… e roba del genere.
    Poi ho messo le mani avanti e il naso non l’ho sbattuto, ho solo preso una forte contusione ai polsi ed escoriazioni. Dopo il collasso sono andata al bar a chiedere del ghiaccio per gli ematomi :-))

  7. Grazie per questo post…fa riflettere…e un abbraccio a Marilisa per la sua mamma, oggi è il compleanno della mia…e non c’è più….
    Io non ho provato su di me forti traumi fisici…ma ho vissuto in prima persona la malattia di mio figlio e l’angoscia nel vedere la morte in faccia….ma è una cosa che ancora fa male e non riesco a parlarne….dico solo che il giorno che fu ricoverato d’urgenza c’eravamo solo io e lui in macchina e mi ricordo che faceva fatica a respirare, io senza pensarci due volte, aprii lo sportello, lo presi letteralmente in braccio (pesava 55 Kg) e percorsi di corsa un corridoio lungo che mi avrebbe condotto al reparto dove i medici ci  aspettavano.
    Io non sono  Hulk ne tantomeno sono alta un metro e ottanta….ma probabilmente l’adrenalina che avevo in corpo mi ha permesso di compiere quel gesto senza sentire fatica (penso che avrei potuto alzare anche una macchina)….
    Non so quali meccanismi si scatenano, so solo che in una situazione normale non ci sarei riuscita….almeno, non così
    Un abbraccio
    Paola

  8. Sono stata un autolesionista x anni..ho avuto tanti problemi seri nella mia adolescenza..mi dava fastidio anke vedere sorgere il sole ogni mattina..Mi sento in colpa se penso alla tua storia Marilisa…

  9. si…mi e’ capitato…purtroppo e sto rafforzando i ricordi di quei momenti…scrivendo un diario. ma di una cosa sono certa…mi e’ servito x capire…che anche se il corpo nn lo si sente il nostro io………profondo continua ad essere vivo parlarci pensare e vedere …si io mi sono vista li mentre i medici lavoravano su di me…tu sai x cosa…stop…cmq…sia ero li…un abbraccio patty

  10. […] un tema difficile da trattare, quello del dopo la morte.  Mi ricordo di averne parlato tempo fa, qui sul blog. C’è questa cosa di molti che tornando da uno stato sicuramente molto vicino alla morte in […]

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