Quello che temo

Penso che lo scenario della crisi attuale fosse stato ampiamente previsto.
Io, che non capisco una mazza di economia, lo paventavo da un momento all’altro, il crollo di questo castello di carte.
Figuriamoci se quelli delle varie stanze dei bottoni non lo sapevano, quello che stava per avvenire:
Il crollo dell’impero occidentale.

Si aprono prospettive inquietanti per tutto il mondo. E usando il termine "inquietanti" uso un eufemismo.

Leggo ieri un articolo su "Il Giornale"
«Chi ha un minimo di senno dovrebbe comprarsi un
pezzo di terreno coltivabile, dal quale cavare il sostentamento per sé
e per i propri cari, e due kalashnikov».

Due kalashnikov?

«Sì, per difendersi dagli assalitori, da chi batterà le campagne in cerca di cibo».

Nel frattempo, Silvio Berlusconi, che di quello e altri organi di stampa è sostanziale padrone, rassicurava gli italiani: va tutto bene, state tranquilli.

Ora è ovvio che vero o non vero, qualunque presidente del consiglio non potrà mai venire in televisione a dire "è un disastro si salvi chi può"; ma è altrettanto ovvio che contemporaneamente, volendo realmente che il paese mantenga la calma, si eserciti un certo controllo sugli organi di stampa. Controllo a cui gli organi di stampa sono ben abituati e ben disposti, come sappiamo.

Come mai questo paradosso? Ieri mi veniva da ridere: pensavo alla solita italia scoordinata e imbecille.
Poi ripensandoci mi sono dato del fesso.

Mai sottovalutare il nemico, ho pensato.
Questi sapevano benissimo quello che stava per accadere. Questi sono mesi che pompano con sondaggi e notizie ad hoc sull’insicurezza in cui vivono gli italiani. Questi ci hanno abituato ai soldati per le strade. Questi sempre di più non si vergognano a parlare di cambiare le regole di un parlamento che gli va stretto.

Questi stanno preparandosi, per quando l’onda di tsunami provocata dal terremoto finanziario arriverà a investire realmente le classi sociali, e le cose inizieranno a precipitare, a prendere in mano le redini del paese per il bene dello stesso.

Da un lato fanno finta di rassicurarci, dall’altro, che si generi insicurezza e paura del futuro gli va benissimo.
Quando le fabriche inizieranno a chiudere e mettere gente per strada, quando pagare i mutui sarà un problema, quando le banche chiederanno alle aziende di rientrare dagli affidamenti e quelle non saranno in grado di farlo, quando i conti correnti saranno sospesi, quando si cercherà disperatamente liquidità accorgendosi che l’offerta sta facendo crollare i prezzi di quello che pensavamo di avere…
quando la gente inizierà a chiedere la testa di qualcuno…
ci sarà l’uomo forte, quello del destino, a fare piazza pulita di opposizioni e proteste di piazza.

A fianco all’alleato americano nello scenario internazionale, governando il paese con pugno di ferro.

Fra quanti anni?
Forse pochi. Meno di quanto potremmo sperare.

5 Risposte a “Quello che temo”

  1. Riflessione triste ma vera. Quando l’uomo della strada è disperato si affida nelle mani di chiunque gli prometta di poterlo aiutare, anche affidandogli completamente le proprie libertà e i propri diritti. C’è interesse a che la gente tenga gli occhi chiusi, eppure c’è ancora parecchio che si può salvare smettendo di ascoltare le chimere e le cassandre. Liberarsi dal gioco del denaro, del "più spendi, più hai e più sei". Bisogna riuscire a riprendersi la propria vita, anche fatta di poco, ma ancora nostra! Teniamo duro! 

  2. ..dopo mesi di discussioni feroci intorno ai soldi del monopoli eo prospettive politiche finanziarie
    illusorie e valide come la cartomanzia …penso che aggiungero’solo questa riflessione…la storia del nostro
    bel paese ti fornisce ragioni valide per avere paura dell’uomo del monte pero’…il suo qualunquismo
    potrebbe essere un deterrente…una volta tanto!!!:))…grazie del tuo invito…a presto…
     

  3. Certo che non e’ che non c’era da aspettarselo…si sapeva da un pezzo e non si e’ fatto nulla..Ma che..’uomo del Monte non legge?
     
    Eppure era il 21 Gennaio…

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